ENNA. Smantellata l’organizzazione di stampo mafioso di Pietraperzia, in provincia di Enna, dedita ad estorsioni, traffico di stupefacenti e detenzione di armi illegali. Sono dieci le persone arrestate dai carabinieri nell’ambito dell’operazione chiamata “Primavera”. Le indagini – condotte tra aprile 2011 e dicembre 2013 – hanno permesso, di ricostruire attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, le dinamiche mafiose nel comune di Pietraperzia. Nell'operazione sono stati impegnati oltre 80 militari del comando provinciale di Enna, unità cinofile per la ricerca di stupefacenti e armi e con il supporto aereo di un elicottero del Nucleo Elicotteri di Catania.
La famiglia mafiosa fa capo ai fratelli Giovanni e Vincenzo Monachino, il primo dei quali al momento sottoposto al regime della libertà vigilata. Entrambi in passato sono stati condannati per associazione a delinquere di tipo mafioso.
Tra gli arrestati Liborio Bonfirraro, di 56 anni, Salvatore Bonfirraro, di 48 anni, Salvato Calvino, di 37 anni, Vincenzo Capizzi, di 37 anni, Claudio Di Blasi, di 39 anni, Giuseppe Marotta, di 47 anni, Vincenzo Monachino, di 49 anni, Giuseppe Piccicuto, di 48 anni, Calogero Siciliano, di 44 anni, Filippo Viola, di 51 anni.
L’attività investigativa è riuscita a documentare la continua programmazione rapine, estorsioni, traffici di droga, attentati e danneggiamenti. Ma anche la disponibilità di armi. In più occasioni venivano organizzate vere e proprie esercitazioni di tiro presso improvvisati poligoni nelle campagne di Pietraperzia. Nel corso delle indagini, infatti, sono stati rinvenuti e sequestrati ingenti quantitativi di cartucce di vario calibro, un’apparecchiatura per la costruzione di cartucce per pistola calibro 7.65 e varie parti di armi che, una volta assemblate, venivano utilizzate come armi da fuoco.
I militari hanno scoperto l’azione di controllo del territorio che ha consentito ai vari esponenti di essere informati in tempo reale delle iniziative delle forze dell’ordine nel paese. Gli arrestati si sono occupati anche dell’assistenza in favore dei detenuti e dei loro familiari.
Secondo gli investigatori, inoltre, gli arrestati avrebbero anche imposto richieste di pizzo ai commercianti della zona. Tra queste è stata accertata una richiesta per diverse migliaia di euro nei confronti di un’impresa edile vincitrice di un appalto pubblico del valore di 6 milioni di euro, per la manutenzione dell’autostrada A19.
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