Alla sbarra i quattro presunti autori di un delitto a Pietraperzia, nell’Ennese. Prima avrebbero ucciso un uomo e poi avrebbero dato il corpo alle fiamme. E già in avvio, subito, un sussulto: la difesa ha eccepito la questione di nullità del decreto di giudizio immediato, ma la Corte d’Assise di Caltanissetta (presieduta da Roberta Serio) ha rigettato la richiesta. Di contro, con la costituzione delle parti – i familiari della vittima, padre e due fratelli, erano stati già ammessi - e il via libera ai mezzi di prova, è stato incardinato il procedimento. Il processo ruoterà attorno all’omicidio del quarantenne allevatore di Pietraperzia Andrea Paternò, il cui corpo carbonizzato è stato trovato all’interno del suo autocarro Mitsubishi il 13 luglio di due anni fa. Era scomparso da casa due giorni prima. E probabilmente già allora, secondo i militari, è stato assassinato. Diciassette mesi dopo, era il dicembre dello scorso anno, sono stati arrestati i quattro presunti autori, tutti appartenenti alla stessa famiglia di sangue. Gli stessi ieri chiamati per la prima volta alla sbarra, ossia il sessantaquattrenne Filipponeri Di Marca, Giuseppe e Calogero Salvatore Giuseppe Di Marca – 37 anni il primo, 25 l’altro – e Giovanni Semilia di 26 (assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Angelo Tambè e Giusy Nicoletti), pure loro allevatori pietrini, chiamati a rispondere, a vario titolo di omicidio aggravato, distruzione di cadavere e incendio seguito da danneggiamento.