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La maxi inchiesta «Cemento armato» Gli imputati potrebbero dimezzarsi

Mercoledì prossimo il presidente del tribunale collegiale, il giudice Vittorio La Placa, scioglierà la riserva

ENNA. All'inizio gli indagati dell'inchiesta "Cemento Armato" erano quasi centocinquanta, accusati di turbativa d'asta, truffa e associazione a delinquere, per un presunto cartello finalizzato a drogare gli appalti pubblici, favorendo le ditte che ne facevano parte.
Adesso si potrebbe dimezzare ulteriormente, con la prescrizione di una delle accuse, il numero degli imputati, attualmente 71. Mercoledì il presidente del tribunale collegiale, il giudice Vittorio La Placa, scioglierà la riserva sulla prescrizione chiesta da alcuni avvocati: in sostanza, l'associazione a delinquere contestata nel 2003 sarebbe caduta in prescrizione. E se così fosse, tutti gli imputati che rispondono di quel reato vedrebbero dichiarare un "non doversi procedere", per l'estinzione del reato causa prescrizione. Del resto è un procedimento giudiziario interminabile, passato attraverso numerosi cambi di giudici, rinvii e retrocessioni alle indagini: sono passati più di 5 anni dall'apertura di un'udienza preliminare-odissea, iniziata il 20 settembre 2007 e conclusasi solo l'anno scorso, per reati che risalivano, in certi casi, anche al 2003. Gli imputati sono alcuni dei costruttori coinvolti nell'operazione del commissariato di Piazza Armerina, della squadra Mobile e della Guardia di Finanza, una maxi-inchiesta che scosse dalle radici il mondo dei costruttori della provincia, perché portò a 75 arresti e 34 iscrizioni sul registro degli indagati per turbativa d'asta e associazione a delinquere. Il 28 marzo 2006, 47 persone furono portate in carcere, altre 28 ai domiciliari. Tutti furono scarcerati dal Riesame in meno di due settimane.
Ben 43 indagati vivono e lavorano a Leonforte. Il processo si è aperto prima della pausa estiva delle udienze, quando il presidente La Placa si era espresso su alcune questioni preliminari, decidendo che il dibattimento non dovrà retrocedere alle indagini preliminari. Il collegio penale, tra le altre, ha respinto l'eccezione di incompetenza territoriale avanzata dall'avvocato Ones Benintende, difensore di trenta imputati, che avrebbe per l'ennesima volta azzerato tutto. Se alcune accuse fossero dichiarate estinte, dunque, rimarrebbe solo una presunta associazione a delinquere commessa a Nicosia, truffa e turbativa d'asta. La tesi ispiratrice dell'intero dibattimento è che un cartello di imprenditori si sia riunito sotto una regia comune per presentare offerte pilotate alle gare d'appalto e assicurare, sfruttando la normativa farraginosa dell'epoca, tra il 2002 e il 2004, a uno di loro l'aggiudicazione dei lavori. La maggioranza degli imputati, a ogni modo, in questo gioco di "ribassi al centesimo di euro", finì per non aggiudicarsi neppure un appalto. L'accusa è sostenuta dal pm Francesco Rio.

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