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Processo al clan di Aidone: chieste cinque condanne

Arringhe finali in cui il pg Asaro ha chiesto di confermare tutte le condanne di primo grado, da sei a undici anni, per associazione mafiosa, estorsione e gioco d'azzardo

AIDONE. Arringhe finali al processo d'appello Nerone, in cui il pg Ferdinando Asaro ha chiesto di confermare tutte e cinque le condanne di primo grado, da sei a undici anni, per associazione mafiosa, estorsione e gioco d'azzardo. Alla sbarra è il presunto clan di Aidone, capeggiato da Vincenzo Scivoli, pregiudicato "incline a metodi spiccioli di coercizione", secondo la polizia, arrestato a febbraio di due anni fa. Giovedì arriverà la sentenza d'appello. In primo grado, come detto, furono emesse cinque condanne decisamente pesanti.

Al dibattimento ha già concluso la sua arringa l'avvocato di Scivoli, il penalista ennese Gabriele Cantaro, che assiste pure la compagna dell'aidonese, Elena Caruso, condannata in primo grado a 6 anni per estorsione, ma assolta dall'accusa di mafia; e ha già concluso l'avvocato Sinuhe Curcuraci, difensore di Ivano Antonio Di Marco, originario di Raddusa, nel Catanese, che prese 9 anni in primo grado ed è accusato di associazione mafiosa e gioco d'azzardo. Giovedì, nel dettaglio, sono in programma le arringhe dell'avvocato Antonio Impellizzeri, difensore di Riccardo Abati, che in primo grado prese 11 anni e 8 mesi; e dell'avvocato Carmelo Lombardo, difensore di Marco Gimmillaro, che prese 6 anni, ma per lui il gup escluse ogni possibile coinvolgimento in attività mafiose.

Secondo la sezione criminalità organizzata della squadra mobile, avrebbe operato ad Aidone un'organizzazione criminale dedita alle estorsioni e collegata a Cosa Nostra, capeggiata da Vincenzo Scivoli, che in primo grado prese 10 anni e 10 mesi per associazione mafiosa e estorsione. J.TR.

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