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Nicosia, assolta la donna che russava

Il Gip: il fatto non costituisce reato, in mancanza di dolo o colpa. La casalinga abita in una palazzina popolare. La notte teneva svegli i coinquilini

NICOSIA. Per la Maria C. è arrivato il giorno del proscioglimento dall'accusa di molestie, prima della chiusura del dibattimento. Era finita sotto processo perché la notte russava troppo forte e disturbava il sonno dei vicini. A denunciarla era stata una coinquilina che si era costituita parte civile. Il giudice Marco Carbone ha prosciolto l’indagata su richiesta del Pm con una sentenza che è arrivata, la scorsa settimana, prima della chiusura del dibattimento. Sebbene i rumori molesti erano stati attestati da una perizia fonometrica, per il giudice il russamento non è un'azione volontaria che può costituire dolo.

La vicenda ha visto protagoniste Maria C., difesa dall'avvocato Giusy Tumminaro, denunciata dalla signora P.R. che al processo era parte civile con l'avvocato Anna Maria Gemmellaro e chiedeva che la vicina rumorosa insonorizzasse la casa per non disturbare. Maria C. eccepiva che a fare i lavori dovrebbe essere lo Iacp, che è proprietario dell'immobile.

Per la signora M.C., affetta da una roncopatia conseguenza di un delicato intervento chirurgico di qualche anno fa, questa era la seconda causa. Una prima volta venne citata da un altro vicino di casa a cui il Tribunale civile nicosiano aveva dato ragione stabilendo che la signora Maria doveva effettuare dei lavori. E così è stato, ma il problema del rumore, secondo P.R. e la perizia di un tecnico di parte, non si era risolto. La signora Maria russerebbe talmente forte che il suo respiro pesante sarebbe sentito in maniera distinta dagli appartamenti limitrofi al suo, sia quelli laterali che quelli al piano superiore dove abita P.R., così come avrebbero registrato gli strumenti di rilevazione del rumore di un perito, incaricato dalla parte civile. Il perito in aula aveva spiegato che il russare della signora Maria si sentiva in maniera distinta dal piano superiore.

Il processo era ancora nella fase dibattimentale quando a sorpresa il Tribunale cittadino in composizione monocratica, giudice Marco Carbone, ha ritenuto che la causa penale fosse già matura per la decisione perché erano già stati raccolti tutti gli elementi necessari per decidere. Il giudice è uscito dalla camera di consiglio con la sentenza di proscioglimento per la donna che ha molto sofferto di questa querela, vivendola come un'umiliazione, perché già, ogni giorno, deve fare i conti con i suoi problemi di salute. E in ogni caso lei aveva affrontato le spese per insonorizzare le pareti della stanza in cui dorme. Adesso un eventuale ricorso potrebbe essere proposto solo per Cassazione.

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