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Kore di Enna, il sogno cinese «parla» italiano

ENNA. Il «sogno cinese» ha soppiantato quello americano? Si è parlato di opportunità lavorative per l'occidente e diritti negati nelle fabbriche asiatiche durante il convegno "Made in China, un anno di Cina al lavoro", tenutosi ieri all'Università Kore e organizzato dall'Iscos Siciliano Cisl (ovvero l'Istituto Sindacale per la Cooperazione allo Sviluppo). Cosa c'entra il sindacato italiano nella "fabbrica del mondo"? Più di quanto immaginiamo. «Rischiamo anche noi la "sindrome cinese" con il declassamento dei diritto dei lavoratori a causa della decrescita», sostiene Cataldo Salerno il presidente dell'ateneo, e concordano Paolo Greco e Mario Arca presidenti ISCOS regionale e nazionale e Daniela De Luca (Cisl), che hanno illustrano i progetti portati avanti nell'ultimo biennio. L'onlus opera anche in Cina dal 2008, sostenendo organizzazioni della società civile impegnate nella difesa dei diritti in generale e sindacali nello specifico. A fare gli onori di casa Tommaso Guarino, segretario generale territoriale della Cisl. In collegamento da Pechino anche Antonino Laspina, Direttore dell'Istituto per il Commercio Estero (ICE) di Pechino.
Il «Made in Italy, in Cina è sinonimo di qualità, e risponde all'esigenza attuale del gigante asiatico d'invertire la sua economia da qualitativa a quantitativa. «A Pechino - spiega Laspina - il settore del tessile e dell'abbigliamento italiano è la celebrazione della nostra (Italia) capacità di fare business. A Pechino, solo il padiglione italiano, che ospita cento imprese (quasi il doppio delle francesi), occupa 2500 mq».
Anche il settore delle calzature italiane è in crescita (i prodotti di consumo italiani risponde all'esigenze e fantasie della fascia medio alta della popolazione) così come quello agroalimentare e dell'arredamento. Che prospettive di lavoro hanno i giovani italiani nella seconda potenza economica mondiale? «Non basta più conoscere la lingua - spiega Stefania Stafutti, Professore Ordinario di Lingua alla Kore come all'università di Torino, in collegamento da Pechino - qui c'è una forte competizione internazionale quindi bisogna possedere delle competenze ulteriori e solide. Ci sono importanti possibilità d'inserimento significativi (per ingegneri, avvocati) ma bisogna essere competenti».
Anche Laspina, già membri del Consiglio dei Garanti della Kore, da un suggerimento agli studenti: «La Cina, vuole idee nuove ma soprattutto progetti validi (con tempistiche definite) nei quali investire. Potreste proporre una gelateria all'italiana così come un punto vendita di vini o ancora un prodotto industriale poco importa, l'importante è che la sua progettualità sia in grado di soddisfare il proverbiale pragmatismo cinese». E ancora aggiunge: «C'è grande opportunità in termini occupazionali nel settore del designer». Il governo cinese ha come obiettivo un nuovo approccio allo sviluppo, con l'eliminazione dell'inquinamento, la razionalizzazione dei processi produttivi e quindi la nascita di una «società moderatamente prospera». «Queste riforme potrebbero essere un'occasione per l'Italia - spiega Laspina - che possiede le tecnologie appropriate per realizzarle nel campo ambientale, così come in quello agricolo e urbano». A dare un contributo sul tema il docente Luca Pisano e la ricercatrice Alessia Gabriele, entrambi dell'ateneo ennese, e in collegamento dalla Cina Ivan Franceschin e la cooperatrice Laura Battistin.

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