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Enna, cinque mesi per una visita urologica

ENNA. Cinque mesi per fare una visita urologica (prenotazione il 21 febbraio, disponibilità 11 luglio), otto mesi per un elettromiografia agli arti inferiori (prenotazione il 26 febbraio, disponibilità 13 ottobre), visita cardiologica gennaio 2015, otto mesi per la risonanza magnetica. Problema risolto con un colpo di spugna se invece le prestazioni specialistiche vengono erogate in regime di intramoenia e gli utenti si infuriano. Il problema aumenta per le indagini cardiovascolari e vascolari (ecocardiogramma, elettrocardiogramma o l'ecocolordoppler). Questi sono alcuni dati raccolti dagli utenti in fila al Cup dell'Umberto I, un signore alza il tono di voce perché appena arrivato deve recarsi altrove per scambiare i soldi, non esiste un servizio bancomat ed è un disservizio bello e buono dato che dentro il nosocomio non c'è neanche un bar, poi c'è il signor Angelo: «Ho bisogno di fare una visita urgente dall'urologo ma non sarà possibile prima di luglio e io sto male. Mi dica lei cosa devo fare?». «Il problema è dovuto alla sproporzione totale tra la richiesta (della quale si dovrebbe discutere i livelli di appropriatezza) e l'offerta - spiega il dottore Francesco La Tona responsabile dei servizi d'assistenza e aggiunge - l'Azienda dal canto suo sta cercando di aumentare le ore degli specialisti ambulatoriali e sta provvedendo ad acquisire la strumentazione che dovrebbe essere pronta entro l'estate». Al coro delle lamentele si aggiunge la signora Maria Sberna, suo marito è un disabile e passare una visita all'Umberto I è un inferno: «Cosa aspettano dalla direzione ad aprire l'ingresso con tanto di scale mobili - dice la Sberna - recarsi al Cup o negli ambulatori sarebbe meno complicato. Questo ospedale non è a misura di disabile, i posti a loro dedicati sono sempre occupati per non parlare della segnaletica ingannevole». Tornando alle lunghe liste d'attesa le spiegazioni, secondo la direzione, sono tante e non tutte attribuibili all'Asp. Capita non di rado che il paziente fidelizzato a uno specialista richiede solo quel medico e quindi rifiuta (com'è suo diritto fare) la prima disponibilità offerta dall'azienda in tempi ragionevoli (in uno dei presidi territoriali). "Il sistema sanitario - spiega ancora La Tona - è tenuto a fornire la prestazione e non la prestazione di quella persona altrimenti si sconfina nel territorio della libera professione intramoenia». Ma il signor Angelo racconta tutt'altro: «Al momento della prenotazione non mi è stata chiesta ne ho dato alcuna preferenza per specialista e luogo perciò sarò costretto a rivolgermi a un privato ma non finisce qui». Anche la carenza di medici che svolgono principalmente attività assistenziale ricade sull'attività ambulatoriale e complementare, situazione aggravata dalla contrazione dei posti letto (si veda il caso del reparto di Cardiologia in parte chiuso per ristrutturazione) con i posti letto rimanenti sempre pieni, le prestazioni che sono ridotte sono quelle esterne. Ma chi ci rimette è sempre l'utente.

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