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Pizzo ad una discoteca di Pergusa, testa accusa due imputati

ENNA. Il boss di Enna Giancarlo Ama radio, a dicembre 2008, avrebbe chiesto il pizzo alla discoteca di Pergusa. Si sarebbe presentato assieme a Salvatore Gesualdo, assistente della Penitenziaria oggi imputato per associazione mafiosa, chiedendo dei soldi per «fare i regali ai bambini a Natale»; solo un «piccolo contributo», sapendo che il titolare aveva dovuto spendere per ristrutturare il locale. Ma il proprietario lo avrebbe letteralmente sbattuto fuori; e poi, rientrando, avrebbe detto che non sarebbero tornati più. A riferirlo è stato un giovane teste, ieri mattina al processo a carico dei due, per associazione mafiosa e tentata estorsione, dinanzi al Tribunale collegiale, presieduto da Francesco Paolo Pitarresi, a latere Marco Minnella e Alessandra Maira.

Rispondendo al Pm Roberto Condorelli, ha poi aggiunto che nei mesi successivi gli affari sarebbero cominciati ad andare male. L' accusa sostiene che i due avrebbero compiuto «manovre finalizzate a distogliere i clienti dal frequentare la discoteca», per costringere la vittima a pagare. La deposizione è stata contestata fortemente, in videoconferenza, da Amaradio, che ha chiesto di interrogare «personalmente» il teste, ma ov Il Palazzo di giustizia di Enna viamente non è possibile perché gli interrogatori possono essere condotti solo da magistrati o avvocati. Ama radio, infine, ha chiesto di rendere spontanee dichiarazioni, dicendo che il teste aveva identificato una persona «robusta», quando lui nel 2008 faceva sport ed era magrissimo, contestando dunque ciò che ha detto. Nel controesame del difensore di Gesualdo, l' avvocato Michele Baldi, la difesa ha messo in evidenza che la persona che era presente, che solo dopo il teste ha identificato come Gesualdo, non ha parlato, avanzato richieste né rafforzato in alcun modo le richieste di Amaradio. Il boss è difeso dal penalista Giovanni Palermo.

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