ENNA. I carabinieri, assieme a una pattuglia della Questura di Enna, sventano un maxi-furto di oltre mille metri di cavi per l’energia elettrica e catturano in flagrante cinque romeni che stavano scappando, dopo aver rinunciato al furto perché braccati dalle forze dell’ordine. A firmare gli arresti sono stati i militari dell’aliquota radiomobile della compagnia di Enna, diretti dal capitano Daniele Puppin, e gli agenti di una pattuglia della Questura ennese. Gli arrestati, tutti di età compresa fra i 25 e i 35 anni, sono i rumeni Costel Andrei Apetri, Moscu Vasilie Cristi, Gheorghe Ganea, Dorel Teodor Sirbu, Sorin Ioan Turcea.
Secondo quanto ricostruito dai militari della compagnia ennese, tutto è cominciato verso mezzanotte, quando sono arrivate diverse segnalazioni al 113 e al 112, segnale di quanto sia alto, fra i residenti di Enna bassa, il livello di allerta, dopo i numerosi furti che si sono verificati nel mese di dicembre a Pergusa. Le segnalazioni evidenziavano «movimenti sospetti» nelle contrade Bubudello e Gerace. E così carabinieri e polizia, coordinati dalle rispettive centrali operative, sono giunti sul posto e sono intervenuti assieme. Hanno messo in atto, in pratica, la tipica «manovra a tenaglia», una tecnica che consiste nello stringere in una morsa le auto in fuga, riuscendo a bloccare le due vetture. A bordo c’erano i cinque immigrati dalla Romania, che stavano cercando di scappare, dopo aver rinunciato al furto. I successivi accertamenti hanno consentito di ricostruire tutto. Gli inquirenti sono giunti alla conclusione che i cinque, che al momento dell’arresto erano in possesso di vari attrezzi utili per lo scasso, avevano appena tentato di rubare mille e duecento metri circa di rame, tranciando su più punti 7 campate della linea elettrica di proprietà dell’Enel e non riuscendo nel furto proprio per il tempestivo intervento delle forze dell’ordine. Nonostante il colpo sia stato sventato, però, il mancato furto ha comunque prodotto grossi danni: i tecnici dell’Enel, secondo quanto è emerso, saranno costretti a un intervento di diverse migliaia di euro per rimettere tutto a posto.
Ieri al colonnello Baldassare Daidone è arrivata anche una telefonata di plauso e ringraziamento da parte dei vertici dell’Enel. I cinque arrestati vivono tutti nelle province di Agrigento e Caltanissetta. Le due auto che stavano usando per fuggire sono state sottoposte a fermo, perché prive della copertura assicurativa obbligatoria; e i due conducenti, fra l’altro, non avevano mai preso la patente. Tutti gli arrestati, su disposizione del pm della Procura di Enna, Fabio Scavone, sono stati trasferiti in stato di arresto nella casa circondariale di Enna, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto, che avverrà quasi certamente stamattina dinanzi al Gip del Tribunale. Gli investigatori, dunque, parlano di un «duro colpo inferto ai ladri di rame», che «rappresenta un’ulteriore dimostrazione dell’efficacia del piano coordinato di controllo del territorio predisposto sul territorio della provincia e attuato in stretta sinergia dalle pattuglie della Polizia e dell’Arma dei carabinieri».
Negli ultimi anni sono avvenuti numerosi furti di rame, nell’intero territorio provinciale. I ladri, a più riprese, hanno lasciato al buio intere contrade residenziali, distrutto due trasformatori nella miniera di Pasquasia - alcuni anni fa, facendo riversare a terra tre tonnellate di olio dielettrico - e rubato persino le grondaie del cimitero. Nel settembre del 2012, i carabinieri del colonnello Baldassare Daidone sgominarono un gruppo di catanesi ritenuti responsabili del furto di decine di chilometri di fili di rame, in più occasioni, nell’ambito di un’inchiesta che, non a caso, fu battezzata «operazione Oro Rosso». L’indagine è ancora in corso.
Caricamento commenti
Commenta la notizia