ENNA. Sono le 10 e all'ingresso del pronto soccorso dell'Umberto I ci sono già undici persone in attesa di passare dal triage prima e essere visitate dopo. Attraversando la porta vetrata che separa la sala d'attesa dalla corsia, ci sono un'altra decina di persone in piedi, un signore cammina nervosamente con una flebo attaccata al braccio, un altro anche lui a pochi metri dall'accettazione è su una sedia a rotelle pressa un fazzoletto sul naso, «l'epistassi non si ferma», le ore così come il sangue scorrono ma entrambe le sale dove si effettuano le visite sono occupate. Oggi per fortuna è lunedì e ci sono due medici (più Giuseppe Grasso, che svolge le funzioni di primario), nei festivi e di notte la situazione peggiora perché il medico di turno è solo uno. Il personale medico è composto da dieci unità in totale da suddividere in tre turni. Una bambina dolorante si stringe al suo papà in attesa di ricevere i risultati della radiografia, gli infermieri entrano e escono da porte che si aprono e chiudono ripetutamente. Tanti codici verdi che accedono dopo una media di 45 minuti e che aspettano ore per irisultati. Alle 10,30 ci sono 18 osservati (per i quali va seguito un preciso protocollo che prevede specifici esami di diagnostica), 12 in attesa e 8 ricoverati h 24 e siamo ancora all'inizio della giornata. In una delle camere riservate all'astanteria ci sono quattro postazioni, ma al suo interno si trovano dieci pazienti, l'aria è irrespirabile, qualcuno è adagiato su una sedia a rotelle mentre la fisiologica continua a scorrere, qualcun altro è sdraiato con gli abiti che indossava quando è arrivato, il giorno prima. Tra queste persone c'è un codice giallo, la signora Francesca in stato soporoso, con edema polmonare e insufficienza renale costretta in un piccolo spazio dalle 10,30 di domenica mattina. «Ci hanno detto che nei reparti non ci sono posti disponibili - spiega il figlio, con lei da ventiquattro ore - e qui c'è una gran confusione per prestare a mia madre tutte le cure necessarie». Questi spazi nascono per la breve osservazione ma all'Umberto I sono costantemente occupati da otto ricoveri (quanto i posti letto a disposizione) come ieri mattino. Da non dimenticare che venerdì mattino si trovava lì anche una donna in coma perché in Rianimazione non c'erano posti. Degli scorsi giorni la notizia di nuovi locali destinati al pronto soccorso, si tratta della sala adiacente al triage (uno "sgabuzzino" di pochi metri), uno spazio veramente irrisorio ma basta guardarsi intorno vedere tutta quella gente in piedi per giungere a questa conclusione. Le stanze sono piccole, non consentono il rispetto della privacy del paziente, e in alcune di esse sono venuti giù persino i pannelli del soffitto che separa l'abitacolo dalle tubature, è questo il caso della stanza del primario. «Neanche la Questura rinuncia alla sua postazione (un ufficio frontale alla sala d'attesa) occupata solo un'ora al giorno da un poliziotto a favore del pronto soccorso», spiega uno del medico e un infermiere deputato al triage aggiunge: «Siamo sottoposti a continue vessazioni e minacce da parte dei pazienti che pretendono da noi un'assistenza più immediata e confortevole». Il personale si fa in quattro per adempiere il suo dovere ma il lavoro è davvero troppo, «alcuni tra i miei migliori infermieri hanno chiesto di essere trasferiti perché sono stremati», spiega Grasso. Che, nella sua stanza, ha i tetti scoperchiati. Ma cosa vuoi che sia, in questo caos.
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