ENNA. Avrebbe molestato, avvicinandosi e disturbandole ripetutamente, prima che entrassero in classe, alcune ragazzine della scuola media Pascoli. Sarebbe andata avanti per quasi tre settimane, dal 6 al 25 ottobre 2010, tanto da indurre le alunne a denunciarlo. E in due occasioni, avrebbe anche tentato di afferrare due adolescenti per lo zainetto. Il Tribunale di Enna ha condannato a 5 mesi di reclusione, con pena sospesa, Vincenzo N., 39 anni, incensurato, per le accuse di molestie e violenza privata. La condanna è di gran lunga inferiore rispetto alle richieste dell’accusa. Il Pm Francesco Rio, per l’imputato, aveva chiesto 4 anni di reclusione. Il Tribunale collegiale di Enna, presieduto da Giuseppe Tigano e composto a latere dai giudici Eugenio Alberto Stancanelli e Calogero Commandatore, ha ridimensionato le due ipotesi di tentato sequestro di persona, derubricandole in “violenza privata”, e ha riconosciuto l’imputato colpevole anche del reato di molestie alle persone, di aver “arrecato disturbo”, in buona sostanza, a sei ragazzine della scuola. Era stato già il Pm Rio a chiedere di derubricare l’ipotesi di tentato sequestro di persona, ricordando la giurisprudenza della Cassazione che in casi analoghi si è pronunciata configurando il reato, meno grave, della violenza privata. Il collegio giudicante non ha accolto inoltre le richieste di pene accessorie, che scattano solo in caso di condanne superiori. Per il difensore del professionista, il penalista Michele Caruso, questa sentenza ridimensiona fortemente il quadro accusatorio. Ma il difensore, a ogni modo, non può dirsi certo soddisfatto. «È una sentenza che esclude il tentato sequestro di persona, configurando semplicemente la violenza privata – afferma l’avvocato Caruso -. Ma aspettiamo le motivazioni della sentenza perché è nostra intenzione appellarla, perché riteniamo che il nostro cliente sia totalmente estraneo alla vicenda». Il Tribunale inoltre ha condannato l’imputato al risarcimento danni alle due famiglie di ragazzine che si sono costituite parte civile, assistite dall’avvocato Tiziana Lipani. L’imputato è stato condannato a pagare un risarcimento di 1.000 euro a ciascuna delle parti civili, oltre che alla rifusione delle spese di costituzione a giudizio. L’avvocato Lipani non ha voluto commentare la sentenza, pur esprimendo soddisfazione per l’esito del processo, che ha accolto la ricostruzione delle ragazze. Nessuna dichiarazione neppure dal pm Rio, che in aula, nel corso della sua requisitoria, aveva escluso ogni tesi alternativa alla colpevolezza dell’imputato: «Si devono necessariamente escludere – aveva detto – da un lato una psicosi collettiva, attese le puntuali e precise testimonianze e riconoscimenti resi in aula; dall’altro la presenza contestuale di un altro molestatore negli stessi giorni davanti alla stessa scuola. Nel piccolo e controllabile ambiente ennese se ne sarebbe avuta piena contezza».
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