NICOSIA. Se in tempi di spending review la parola d'ordine è risparmiare. in tema di pubblica illuminazione diventa un dovere. Dal 2010 a Nicosia si combatte una battaglia per arginare le uscite, enormi per il bilancio comunale, relative ai pagamenti dell'elettricità. Più volte si è ipotizzato di rescindere la convenzione con la Enel So.l.e., ma sarebbe improduttivo, adesso si va verso un nuovo esperimento, ossia «spegnere in maniera intelligente» i lampioni. «Ho dato mandato all'ufficio tecnico del Comune di verificare orari e modalità della pubblica illuminazione - conferma il sindaco Sergio Malfitano - perché bisogna trovare il modo di pagare di meno per risparmiare sui costi del Comune. Credo che questo obiettivo si possa raggiungere gestendo meglio l'illuminazione tecnica attraverso lo spegnimento intelligente dei lampioni che illuminano la città».
Nel 2002 il Comune sigla una convenzione con Enel So.l.e., grazie alla quale la società elettrica gestirà in assoluto monopolio l'illuminazione pubblica per quindici anni. Il contratto scade nel 2017, ma dalla stipula della convenzione ad oggi il costo è più che raddoppiato perché se nel 2002 si decise che il pagamento per il primo anno sarebbe stato di 220 mila euro, e invece poi fu di 257.556,34 euro, già nel 2009 la spesa fu di 443.124,28 euro. Poi per il 2010 venne concordata la negoziazione del canone a 354.499,42 euro, con una quota mensile di 29.541,62 euro ma adesso si parla di circa 600 mila euro. «L'Enel So.l.e. - spiega il sindaco - continua a chiedere una integrazione di costi che non possiamo sostenere ma che in ogni caso riteniamo una maggiorazione ingiustificata. Per questa ragione - precisa - più volte abbiamo contestato l'aumento, ma adesso stiamo cercando pure una soluzione alternativa».
La convenzione, siglata nel 2002, tra il Comune e la società è stata più volte definita capestro, perché garantisce alla società elettrica la gestione, in assoluto monopolio, dell'illuminazione pubblica per quindici anni. Più volte il Comune ha ipotizzato di rivolgersi ad un altro gestore ma questa scelta si rivelerebbe antieconomica. Il contratto che scade fra tre anni non si può rescindere o per lo meno non sarebbe conveniente rescinderlo perché, sulla base di una clausola contrattuale, il Comune dovrebbe pagare al gestore una grossa penale pari al mancato guadagno.
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