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Omicidio a Piazza, scarcerati Magro e Lombardo

PIAZZA ARMERINA. Nuova scarcerazione per Giuseppe Magro e Giuseppe Lombardo, i due piazzesi arrestati dalla polizia con l’accusa di essere fra i mandanti dell’omicidio di Giuseppe Avvenia, il giovane ucciso per le strade del centro storico nella notte fra il 2 ed il 3 ottobre del 2008.
I due hanno lasciato il carcere giovedì sera, su decisione del Tribunale del Riesame, che ha accolto i ricorsi delle difese. Magro, difeso dall’avvocato Egidio La Malfa, era detenuto a Caltanissetta; Lombardo, difeso dall’avvocato Norberto Liggieri, era a Enna. Le motivazioni del Tribunale di Libertà si conosceranno solo nei prossimi mesi, ormai quasi certamente se ne parlerà dopo la pausa estiva dei processi, dunque dopo la metà di settembre, ma sta di fatto che per i due è la seconda scarcerazione, dopo che erano già stati arrestati per questo omicidio e liberati, con tanto di assoluzione con formula piena in primo grado del processo a loro carico. La sentenza, emessa dal Gup di Enna, era stata poi annullata in appello, per effetto di una sentenza che aveva dato spazio alla riapertura dell’indagine.
Stavolta i due vengono scarcerati ma restano sotto inchiesta per omicidio. L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Enna e del commissariato di Piazza Armerina, diretti dal vicequestore Giovanni Cuciti e dal commissario capo Fabio Aurilio, è coordinata dal sostituto procuratore di Enna Francesco Rio.
Il Riesame dunque ha annullato l’ordinanza del Gip di Enna. Il fatto che non si conoscano le motivazioni, atto di rito perché in questi casi la cosa più importante è la decisione (in questo caso la scarcerazione) - mentre poi i motivi vengono comunicati in seguito - apre varie ipotesi sulle ragioni della liberazione. Ma si può andare a ritroso per comprendere cosa hanno chiesto i difensori. Gli avvocati La Malfa e Liggieri hanno contestato l’essenza stessa dell’ordinanza: per ordinare l’arresto di qualcuno occorre che sussistano le esigenze cautelari e i gravi indizi di colpevolezza. Entrambi questi punti, però, erano stati contestati dai difensori, secondo cui non sussiste il pericolo di reiterazione del reato, l’unica esigenza cautelare individuata dal Gip, né i gravi indizi, considerato che l’intera inchiesta si basa sulle dichiarazioni di Aldo Consoli, omicida reo confesso, che Magro e Lombardo contestano in ogni punto. Per i difensori, in pratica, le dichiarazioni di Consoli «lo scienziato» - che per l’omicidio è già stato condannato in via definitiva, ma che nel frattempo ha confessato e puntato l’indice contro Magro e Lombardo, sostenendo che a decidere il delitto furono anche loro - sarebbero inattendibili. Per il delitto, va ricordato, sono già stati condannati in via definitiva anche il killer, Giuseppe La Rosa, e il fratello, Roberto La Rosa, che gli avrebbe fornito supporto logistico.

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