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Zona franca urbana di Enna, attesi cento nuovi posti di lavoro

ENNA. Non meno di 100 nuovi posti di lavoro. Sarebbe questa la speranza che il mondo imprenditoriale ennese si attende dai benefici della Zona Franca Urbana di cui ne hanno usufruito 196 aziende. Infatti queste si divideranno per i prossimi 3 anni in particolare sgravi contributivi, previdenziali e di altri tributi vari per complessivi 7,5 milioni di euro. Quello dell'istituzione delle Zone Franche Urbane è un provvedimento del governo nazionale e ripreso anche da quello regionale, sul modello di esperienze francesi in cui si da dei benefici a delle aziende che ricadono all'interno del perimetro urbano cittadino caratterizzato da particolari problematiche di carattere sociale.
A Enna le aziende che ricadevano all'interno di questa zona delimitata e che hanno fatto richiesta di rientrare nei benefici sono state 197. Quindi solamente una sola azienda non ha avuto esitata l'istruttoria. Ed anche facendo un calcolo al ribasso di un posto di lavoro ex novo creato per il 50 per cento di queste, significherebbe creare 100 nuovi posti di lavoro che a sua volta lascerebbero benefici sul territorio creando così un effetto domino positivo su tutto il sistema economico locale. E di tutto ciò è quanto spera in particolare l'amministrazione comunale che con il sindaco Paolo Garofalo si è spesa fortemente affinchè la città in una prima fase esclusa dall'elenco delle città richiedenti, fosse in una seconda fare recuperata, riuscendo a portare a casa un importante risultato visto che se è vero che non si tratta di soldi che arriveranno ma si tratta sempre di 7,5 milioni di euro che le aziende non pagheranno e che potranno utilizzare per investimenti.
«Le aziende già stanno usufruendo dei benefici - conferma l'assessore alle Attività produttive Fabiola Lo Presti - fare una prima verifica su come stanno andando le cose in questo momento è prematuro. Ma è chiaro che nei prossimi mesi organizzeremo un incontro con le imprese, le associazioni di categoria interessate e gli ordini professionali per fare una prima verifica e capire anche di quanto è stata la ricaduta positiva sul territorio anche in chiave occupazionale». Ri. Ca.

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