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Nicosia, 59 anni fa l'omicidio del magistrato Giannola

In ricordo del magistrato Antonino Giannola c'è un busto e una piazza a Nicosia, paese in provincia di Enna, ultima sua sede di lavoro. E portano il suo nome anche vie a Partinico e Alcamo. Da oggi c'è anche una quercia a suo nome - tra altre 27 - piantate sulla collina di Gerusalemme dove vengono ricordati i magistrati italiani uccisi dal dopoguerra in poi. E il suo nome figura da quasi un anno nell’elenco «Le rose spezzate» dell’Anm che raccoglie i nomi dei magistrati italiani morti in servizio.

La storia di Antonino Giannola, vittima del dovere, ma a cui non spettò nessun risarcimento poichè la norma lo prevedeva per i fatti accaduti dopo il gennaio 1961, merita di essere raccontata a 59 anni dal suo omicidio.

Una storia dimenticata, lontana dai riflettori per troppo tempo. Forse anche per questo nella piazza della Memoria del Tribunale di Palermo - dove Giannola fu giudice a latere in Corte d’assise - il suo nome non figura, ma ci starebbe, eccome. «Volevo uccidere la giustizia», urlò l’omicida quel 26 gennaio 1960, e uccise a colpi di pistola il primo magistrato che gli venne a tiro: il palermitano Antonino Giannola, 54 anni, presidente del Tribunale di Nicosia.
Era «innamorato» del Diritto il giudice Giannola, sposato e padre di tre figli - Silvano, Isabella e Italo - tutti e tre allora adolescenti. Un delitto che fece clamore all’epoca, anche per l’esito giudiziario: l’assassino infatti fu assolto perchè ritenuto incapace di intendere e di volere. (AGI)

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