ENNA. Potrebbe arrivare un considerevole «sconto» di pena, in appello, per Joana Marin, la rumena condannata in primo grado a 8 anni per l'infanticidio di sua figlia, la piccola Angelica. Ieri il Pg Lucia Brescia ha chiesto di riconoscere l'indulto e dunque far scendere da otto a 5 anni la condanna, per effetto dei tre anni di riduzione varati dal Parlamento nel luglio del 2006. L'episodio infatti risale all'11 novembre del 2005. Dopo meno di un anno, fu approvato il provvedimento di clemenza. A decidere sarà comunque la Corte di appello, presieduta dal giudice Maria Giovanna Romeo.
Il ricorso in appello è stato presentato dal difensore della Marin, il penalista del foro di Belluno Paolo Patelmo, che ha allegato autorevoli consulenze di parte, come quella del professor Carlo Torre, noto perito dell'inchiesta sull'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, secondo cui Angelica, in realtà, è morta prima di venire alla luce. Il tragico destino della piccola, a ogni modo, si è consumato l'11 novembre 2005. La difesa replicherà alla prossima udienza, in programma il 5 dicembre, dopo aver chiesto nel ricorso di annullare la condanna, contestando la mancanza della prova scientifica del reato: se la bimba, trovata in un cassonetto, fosse morta prima di venire al mondo, non sussisterebbe alcun delitto.
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