ENNA. Un allarme, anche se velato, continua a farsi strada da qualche giorno a questa parte rispetto una possibile soppressione della Polizia postale in provincia. Secondo le voci che si susseguono il governo centrale avrebbe ormai deciso che entro il 31 ottobre verranno chiusi ben 267 uffici periferici della Polizia di Stato. In questa sorta di taglia taglia ci sarebbe la soppressione di 73 sezioni provinciali della Polizia postale. La manovra diventerebbe esecutiva grazie alla conversione di un decreto legge. Ma al 31 ottobre manca poco ed è possibile che tale data possa scivolare. Negli ambienti delle Poste questa indiscrezione è stata appresa senza nessuna sorpresa, pare infatti che da tempo si parli di soppressione del servizio e infatti negli anni è stato depontenziato. Ad oggi però negli uffici di via Volta non è ancora arrivata alcuna notizia ufficiale.
Anche dentro la Polizia l'indiscrezione viene appresa con grande stupore e ribadiscono che non hanno ricevuto alcuna notizia ufficiale in tal senso. E in due o tre giorni non si può smantellare un servizio tanto importante. Chi invece è preoccupato è il gruppo del Movimento 5 stelle all'Ars, che prima firmataria la deputata Vanessa Ferreri, che l'uno ottobre ha presentato la mozione 347 al governo regionale per tentare di impedire la chiusura delle sezioni provinciali della Polizia postale in Sicilia. Gli onorevoli pentastellati sottolineano che tale ramo delle forze dell'ordine è impegnato a vigilare e reprimere fenomeni quali pedofilia on-line, attacchi degli hacker, truffe su carte di credito e così via. Insomma in questo modo verrebbe a mancare un autorevole presidio sul territorio. E il punto è proprio questo, la macchina riformatrice dello Stato non si è fermata e l'allarme che qualche mese fa che era stato lanciato circa la cancellazione della Prefettura sembra che possa essere riproposta fra qualche mese.
Infatti l'indicazione delle sedi della Polizia postale da sopprimere Agrigento, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani qualche cosa già la dice ed è perfettamente in linea con quanto già messo in campo, o con le intenzioni, di altri pezzi dello Stato. L'esempio forse più macroscopico è stata con la chiusura ad Enna della sede della Banca d'Italia. C'è in cantiere anche la riforma delle Camere di commercio con la riduzione da nove a tre sedi: Palermo, Catania e una terza che dovrebbe operare sul centro Sicilia e che prevedibilmente dovrebbe andare ad offrire servizi agli attuali territori provinciali di Enna, Caltanissetta e Agrigento.
Il segnale, quello del progressivo ritiro dello Stato dal territorio, è partito da molto lontano e la classe politica dirigente locale, negli anni, non ha valutato adeguatamente appieno come un reale pericolo. Probabilmente poiché tale segnale è si partito da molto lontano, chiusura della sede provinciale Telecom, ma è stato diluito in decenni con un territorio che ha assorbito via via ogni chiusura o depotenziamento. Tra l'altro la soppressione delle Provincie, o almeno della istituzione a rappresentanza diretta del territorio che è esistita fino a qualche anno fa, non fa altro che avvalorare l'ipotesi del progressivo abbandono del territorio da parte dello Stato. Più volte è stato detto che la nuova rete prefettizia in Sicilia prevederebbe solo due grossi centri: Palermo e Catania. Una soluzione che poi farebbe il paio con il taglio dei vari comandi provinciali. Speriamo che sia solo una nefasta previsione.
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