LEONFORTE. Clamoroso, ulteriore, sconto di pena in appello per Giuseppe Chiavetta, 46 anni, il disoccupato leonfortese ritenuto responsabile dell’omicidio di Violeta Coriou, la sua ex, una trentacinquenne immigrata dalla Romania, di cui non si hanno più notizie dalla fine di ottobre del 2012. A Chiavetta, il Gup di Enna aveva inflitto in primo grado vent’anni, con il rito abbreviato, ma adesso la pena è scesa a 18 anni. La sentenza è stata emessa ieri dalla Corte d’assise di appello di Caltanissetta, a cui si erano rivolti i suoi avvocati, i penalisti leonfortesi Ones Benintende e Damiana La Delfa, chiedendo di annullare la condanna e assolverlo; o, in subordine, una riduzione per “l’eccessività della pena”, al netto dell’esclusione dell’aggravante, già in primo grado, della premeditazione (oltre che del rito scelto). Chiavetta si è sempre professato innocente.
Adesso la Corte ha accolto dunque in parte la tesi difensiva. Gli avvocati hanno scelto, come già in primo grado, di non commentare la sentenza, per rispetto nei confronti della posizione del proprio assistito; anche se dai volti distesi al termine del processo trapela una certa soddisfazione, per la particolare mitezza della pena: si tratta di diciotto anni per i due gravi reati di omicidio e occultamento di cadavere. In appello, va specificato, c’erano solo i ricorsi della difesa e della parte civile. Ma il ricorso della famiglia di Violeta, che chiedeva di riconoscere Chiavetta responsabile pure dell’aggravante della premeditazione, è stato respinto.
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