ENNA. La corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per Francesco Lo Presti, 37 anni, reo confesso dell’omicidio della fidanzata, Vanessa Scialfa, 30 anni. Ad un mese di distanza dall’inizio del processo di appello, la Corte esclude l’aggravante della gelosia e non concede attenuanti generiche. La difesa, Lo Presti è difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri, aveva invocato le attenuanti della provocazione, della confessione, arrivata due giorni dopo l’omicidio, e dell’utilizzo della candeggina che Francesco ha usato per finire la ragazza. Vanessa fu uccisa il 24 aprile del 2012. I particolari della confessione raccontano la freddezza e la determinazione con la quale Lo Presti ha agito.
Vanessa prima viene strangolata con un cavo del dvd poi viene finita con uno straccio intriso di candeggina. L’omicida fronteggia il confronto con i genitori di Vanessa e con i carabinieri che lo interrogano per ore. Confessa solo quando sa che i Ris, che hanno già visitato la casa dove i due abitavano da soli 89 giorni, hanno trovato le tracce ineludibili dell’omicidio. Quando Isabella la madre di Vanessa, quel maledetto 24 aprile, chiama ripetutamente al telefonino la ragazza e non riesce a contattarla si mette subito in allarme. Francesco però racconta che hanno litigato e Vanessa si è allontanata di casa. Ma il padre Giovanni e la madre sentono che non è così e, prima di rivolgersi alla trasmissione “Chi l’ha visto?” e lanciare un disperato appello, vanno dai carabinieri. Intanto, prima di essere interrogato, Francesco avvolge il corpo in un lenzuolo e pulisce casa.
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