LEONFORTE.Ci sono un pizzaiolo, un ottico della zona, imprenditori edili, un agente di commercio, un barista e persino un funzionario pubblico tra le presunte vittime di richieste estorsive del clan leonfortese di Cosa nostra. Al gruppo, che sarebbe capeggiato da Giovanni Fiorenza, in pratica, per gli inquirenti non doveva sfuggire nessuno. E' un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dal Pm Roberto Condorelli, l'altro ieri pomeriggio nella sua requisitoria del processo «Homo Novus». Ci sono almeno otto storie assolutamente inedite di operatori economici «avvicinati» dal clan. Vicende su cui ancora non si è fatta piena luce e per cui, dunque, al momento non ci sono indagati, anche se il Pm Condorelli ha fatto nomi e cognomi, arricchendo così la sua requisitoria. E tra le storie nuove ce n'è pure una che non comporta, in sé, un reato, ma che la dice lunga sul ruolo di «sapienti» attribuito al presunto capo clan Fiorenza.
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