BARRAFRANCA. Una ritorsione per un debito non pagato, legato al mondo del gioco d’azzardo e delle slot machine. Potrebbe essere questo il movente dell’omicidio di Antonino Morabito, quarantenne, il titolare del Bar 2000 ammazzato a colpi di pistola il 9 febbraio 2014. Il retroscena, assolutamente inedito, emerge dalla pubblicazione della relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia. E non è il solo. I magistrati, innanzitutto, mettono nero su bianco qual è stata l’arma usata, una pistola automatica calibro 380; non dunque, come ipotizzato nell’immediatezza, una calibro 9 o una 7,65.
«I primi accertamenti, condotti dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Piazza Armerina – si legge nella relazione della DNA – consentirebbero di ricondurre l’episodio a probabili situazioni debitorie contratte dalla vittima, che peraltro era già stata vittima, nel marzo del 2012, di un tentativo di omicidio, nell’ambito del gioco d’azzardo, in particolare quello legato alle slot machine». Dunque una trama sempre più fitta e preoccupante, considerato che il gioco d’azzardo, secondo ciò che emerge dalle ultime operazioni delle forze dell’ordine in giro per l’Isola, è sempre più un business nelle mani della criminalità organizzata. Sono contesti e scenari lontani anni luce, va sottolineato, dalla figura di Morabito, che era incensurato, persona mite e al di sopra di ogni sospetto, anche perché schivo e dedito solo alla sua famiglia e al lavoro.
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