CATENANUOVA. Il venticinquenne Vito Donzì, nel 1997, fu inghiottito dalla lupara bianca a Catenanuova, per volontà di un gruppo satellite del clan ennese di Cosa Nostra. La vittima, figura scomoda e “invisa” alla mafia ennese, fu uccisa a colpi di pistola.
Poi il corpo fu distrutto con un rituale orrendo: dato alle fiamme in una discarica di pneumatici, ne fu gettata una parte in un laghetto e infine sotterrata, visto che galleggiava. Adesso la Corte d’assise di appello di Caltanissetta ha confermato due ergastoli. Condannati Salvatore Leonardi, ritenuto il mandante, e Salvatore Marletta, ritenuto dall’accusa il basista dell’omicidio. A commetterlo, il delitto, fu Nino Mavica, mafioso reo confesso ma uscito senza macchia dal processo grazie alle attenuanti e all’intervenuta prescrizione. La Corte di appello, presieduta dal giudice Maria Giovanna Romeo, ha annullato solo una parte della condanna, dichiarando prescritti per Marletta e Leonardi i reati di porto abusivo d’armi, ma confermando, nonostante questo, il carcere a vita.
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