CALASCIBETTA. Sono stati trasferiti nella camera mortuaria del cimitero di Enna, dove stamattina sarà effettuata l’autopsia, i corpi di Signorino Marcellino, allevatore di 53 anni, e del figlio venticinquenne della sua compagna romena, Alexander Matei, vittime sabato mattina di un efferato delitto stampo mafioso, uccisi a colpi di lupara in aperta campagna.
Le novità che circolano all’indomani dell’agguato, sotto forma di indiscrezione, sono poche ma già in grado di delineare la cornice in cui gli investigatori sembrano aver focalizzato il delitto. Trapela infatti che l’organo competente a coordinare l’inchiesta è rimasta la Procura ordinaria di Enna, non la Dda, a cui gli atti verrebbero immediatamente trasmessi qualora gli investigatori sospettassero una matrice mafiosa. È accaduto ad esempio dopo gli ultimi due omicidi di Catenanuova, dove gli atti sono stati trasmessi alla velocità della luce a Caltanissetta. La mancata trasmissione del fascicolo, in pratica, è un segnale inequivocabile che l’omicidio, secondo gli investigatori, non appare riconducibile alla criminalità organizzata.
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