ENNA. Mossa a sorpresa della Procura di Enna nell'inchiesta sulle violenze di gruppo e le sevizie che un detenuto trentenne del Catanese, in cella per il furto di un motorino, avrebbe subito in carcere da altri cinque detenuti, provenienti anch'essi dal territorio etneo. Il sostituto procuratore Francesco Rio ha disposto un accertamento irripetibile sulle lesioni riportate dal giovane. Un consulente del pubblico ministero dovrà andare in carcere e sottoporre a un'accurata visita la vittima.
Il fine dell'atto istruttorio è verificare la compatibilità tra il racconto del giovane - che ha riferito di essere stato stuprato e rinchiuso all'interno di una cella da altri detenuti, che lo avrebbero reso vittima di indicibili abusi - e le lesioni di cui porterebbe ancora le tracce. Una vicenda inquietante. La vittima avrebbe subito in silenzio, non raccontando ciò che stava accadendo né alla Polizia Penitenziaria né alla direzione del carcere. Il caso si è scoperto solo perché sua madre, accorgendosi durante un colloquio di una grave tumefazione all'orecchio del figlio, ha dato l'allarme. A quel punto è partita l'inchiesta, il giovane è stato messo in sicurezza e gli altri detenuti allontanati da lui. Il detenuto ha spiegato di aver taciuto per paura di ritorsioni ai danni dei suoi familiari. I cinque gli avrebbero pure impedito di uscire dalla cella, nel timore che altri notassero le ferite. Sul caso, come detto, procede la Procura di Enna. Sin da subito, ovviamente, il giovane è stato sottoposto ai controlli medici, che hanno evidenziato i segni delle sevizie.
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