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Pugni, calci e morsi a moglie e figlio: due anni ad un ennese

ENNA. Dopo trentaquattro anni di maltrattamenti, soprusi e umiliazioni, decide di dire basta e chiudere per sempre un matrimonio da incubo. Il marito, da cui si sta separando, avrebbe ripetutamente picchiato, oltre a lei, anche il maggiore dei loro figli, ferendolo gravemente in un'occasione. Per questo ora un sessantunenne, S.M., incensurato, è stato condannato a due anni di reclusione, ma ha ottenuto la condizionale solo perché adesso, dopo la separazione e il suo allontanamento volontario, non rappresenta più una minaccia per moglie e figli.

La sentenza, con il rito abbreviato, è stata emessa dal giudice per l'udienza preliminare Luisa Maria Bruno, che lo ha condannato pure, ovviamente, a risarcire la moglie e il figlio, parte civile assistiti dall'avvocato Salvatore Bevilacqua. Dovrà pagare 6 mila euro a ciascuno di loro, già liquidati in sentenza, oltre a rifondere le spese di costituzione a giudizio. L'ultimo episodio è stata la brutale aggressione ai danni del figlio, nel gennaio dell'anno scorso. Il ragazzo, che oggi è adulto, è stato colpito da un morso e ha subito due fratture alle dita, con oltre 40 giorni di prognosi. Secondo l'imputazione, durante la convivenza, la moglie e il figlio sarebbero stati costretti a subire «sistematici atti di sopraffazione di natura fisica e psicologica».

I due sarebbero stati aggrediti immotivatamente, percossi con schiaffi e a volte anche colpiti con oggetti e suppellettili lanciati da lui. Il padre inoltre li avrebbe più volte minacciati di morte, anche puntando verso di loro una pistola calibro 7,65 che deteneva regolarmente. Avrebbe detto: "Prima di morire, vi ammazzo tutti"; li avrebbe insultati volgarmente e avrebbe schiaffeggiato la donna davanti ai figli, senza alcun apparente motivo, riservando lo stesso trattamento al figlio. In un caso, l'avrebbe colpito con un martello. A causa della sua ossessiva gelosia, poi, avrebbe impedito alla moglie di uscire da sola e le avrebbe centellinato il denaro, affinché dipendesse da lui. Per svilirla e denigrarla, l'avrebbe spogliata e costretta a rimanere nuda in casa, impedendole di rivestirsi "fino al suo permesso".

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