ENNA. Tutto da rifare al processo a carico di un quarantenne di San Cono, accusato di aver costretto la sua ragazza, a Enna, ad avere rapporti sessuali con lui prendendola a calci, schiaffi e testate. Secondo l'accusa, lui l'avrebbe pure costretta a rubare nella casa dove lavorava come collaboratrice domestica. E poi, dopo che la loro storia è finita, avrebbe cominciato a perseguitarla pedinandola, rubandole il telefonino, insultandola e minacciandola continuamente di morte. Ieri l'avvocato dell'imputato, il penalista Francesco Alberghina, non ha acconsentito alla prosecuzione dell'istruttoria e così il processo, considerato che è cambiato il giudicante - perché da ieri il collegio penale, presieduto da Francesco Paolo Pitarresi, è composto a latere dai giudici Alessandra Maira e Andrea Agate - deve ripartire da zero. E questo nonostante fossero stati sentiti già numerosi testimoni. La ripartenza, più dettagliatamente, è prevista per il prossimo 18 febbraio. I fatti risalgono a tre anni. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe costretto la sua ragazza a rubare in casa dell'anziana dove lavorava, tramite minacce e violenze. In più occasioni, poi, l'avrebbe picchiata, pretendendo che avesse rapporti sessuali con lui, fino al 4 settembre del 2012. Con una testata le avrebbe provocato delle lesioni, che la giovane andò a farsi medicare in ospedale. Agli atti sono stati acquisiti vari elementi raccolti dall'accusa, condotta dalla polizia.