ENNA. La loro ambizione era quella di lavorare come guardie venatorie, guardie giurate, addetti alla circolazione, ai servizi di scorta. O magari diventare “agenti speciali”, una figura professionale che tra l’altro in Italia non esiste neppure, ma ha il pregio di rievocare tante immagini trasmesse dai film americani sull’FBI.
Solo che, per una decina di giovani della provincia di Enna, il “sentiero veloce” verso un’occupazione, che si erano illusi di aver intrapreso attraverso un apposito corso, si sarebbe rivelato una truffa. Per questo si è aperto ieri, dinanzi ai giudici del Tribunale collegiale – ma è slittato al 19 luglio per un difetto di notifica – un processo a carico di 7 ennesi, tutti incensurati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, di falso e detenzione di segni distintivi contraffatti.
I sette sono stati rinviati a giudizio a febbraio dal giudice per l’udienza preliminare Elisabetta Mazza, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura. E il processo si celebrerà dinanzi al Tribunale collegiale.
DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA L'EDIZIONE DI ENNA DEL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia