ENNA. La Corte di appello di Caltanissetta ha detto si alla confisca dei beni, per un valore stimato di 10 milioni di euro, appartenenti o riconducibili a Salvatore Seminara, 67 anni, imprenditore agricolo ritenuto il capo provinciale di Cosa Nostra ennese.
Secondo gli inquirenti, anche grazie al denaro sporco proveniente da attività mafiose (nonostante non sia mai stato accusato di estorsione o di altri cosiddetti “reati fine” dell’associazione mafiosa), zio Turi avrebbe accumulato un piccolo impero di immobili, beni mobili e conti correnti.
È dunque arrivato l’atteso verdetto d’appello sulla confisca, dopo un’istruttoria di secondo grado durata quasi due anni, che ha respinto il ricorso dei legali di Seminara, gli avvocati Silvano Domina e Giuseppe Scillia, i quali chiedevano l’annullamento della confisca e il dissequestro dei beni.
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