BARRAFRANCA. Gli investigatori lo accusarono di essere l’autore del «delitto di Santo Stefano» di Barrafranca, l’omicidio dell’emigrato Maurizio Marotta, 31 anni, che era tornato per qualche giorno in Sicilia dalla Germania, e il ferimento del fratello Gaetano, il 26 dicembre 2010.
E per questo Orazio La Rosa – che nel 2011, quando fu arrestato, faceva il panettiere e aveva 39 anni – rimase in carcere per quasi un anno, esattamente 331 giorni. Poi fu scagionato dalle stesse intercettazioni per cui era finito dentro – frasi registrate da lontano, in un dialetto barrese molto marcato, che erano state interpretate come dei riferimenti al delitto, mentre in realtà le difese hanno dimostrato che gli intercettati stavano parlando di tutt’altro – e definitivamente prosciolto. Adesso, a sei anni dal delitto, la difesa ha chiesto e ottenuto un risarcimento dallo Stato per ingiusta detenzione: 78 mila euro, pari a 235 euro al giorno per ciascuno dei giorni ingiustamente trascorsi dietro le sbarre.
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