Ancora un'operazione contro la mafia in provincia di Enna. La polizia ha arrestato tre persone, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta del P.M. titolare dell’indagine presso la Procura Distrettuale Antimafia Nissena.
Gli arrestati sono Carmelo Bruno, 58 anni, accusato di essere il boss mafioso di Calascibetta, e gli imprenditori Giuseppe Di Venti, 50 anni, e Giuseppe Antonio Falzone, 58 anni, entrambi di Enna, accusati di concorso in associazione mafiosa.
Il blitz è il proseguimento dell’operazione “Goodfellas” del giugno 2017, diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e condotta sempre dalla squadra mobile di Enna e dal Commissariato di polizia di Leonforte.
Gli indagati sono sono stati arrestati all’alba in un'operazione di polizia giudiziaria che ha coinvolto decine di poliziotti della Questura di Enna, fra i quali, oltre agli investigatori della squadra mobile e del Commissariato di Leonforte, anche gli agenti delle volanti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e polizia scientifica.
I due imprenditori, secondo l'accusa, dagli anni Novanta "quali imprenditori titolari di un impianto per la produzione di calcestruzzo, concorrevano all'attività delle famiglie costituenti l'associazione mafiosa denominata Cosa nostra operanti in provincia di Enna, mettendo a loro disposizione la loro qualità di imprenditori per favorire l'attività dell'organizzazione informandola dello svolgimento di lavori edili sul territorio, sostenendola economicamente e facendo da intermediari tra l'associazione e le ditte che eseguivano lavori edili pubblici e privati, il tutto in cambio del sostegno mafioso per il conseguimento di forniture di calcestruzzo a danno di altre ditte o comunque senza doversi attenere a parametri concorrenziali".
In sostanza, i due imprenditori per assicurarsi le forniture avrebbero avuto l'appoggio proprio dell'organizzazione mafiosa ennese. A raccontare che l'impresa di Falzone & Di Venti fu costituita con l'appoggio economico della famiglia mafiosa di Enna, specificatamente con l'aiuto economico di Antonino Timpanaro, ucciso in un agguato mafioso nel febbraio del 2000, braccio destro di Tanu u liuni, è stato un collaboratore di giustizia.
Inizialmente, secondo gli investigatori, l'attività era stata sottoposta al regolare pagamento del pizzo fino all'intercessione di alcuni uomini d'onore, che decisero di esentare l'impresa di calcestruzzo.
L'azienda avrebbe fornito il calcestruzzo per la realizzazione di un grande stabile, ad Enna bassa, in fase di costruzione, che dovrebbe ospitare un supermercato di una multinazionale ed un fast food.
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