Assenteismo al Comune di Enna. I carabinieri hanno posto agli arresti domiciliari due lavoratori Asu presso l’avvocatura del Comune di Enna, entrambi indagati per truffa aggravata ai danni del medesimo Ente, attuata per mezzo di falsa attestazione della propria presenza in servizio mediante uso fraudolento dei sistemi di rilevamento della presenza sul luogo di lavoro.
Si tratta di due cittadini ennesi, Dario Sposito, quarantatreenne, e la compagna, Maria Esmeralda Milano, trentacinquenne.
L’ordinanza cautelare giunge all’esito di un’indagine svolta dai carabinieri di Enna dall’ottobre 2018 al febbraio 2019, durante la quale i militari hanno ricostruito meticolosamente, con pedinamenti, osservazioni, videoriprese e intercettazioni, la routine quotidiana dei due indagati.
In particolare, l’indagine, che prende avvio a seguito di alcune irregolarità nelle abitudini degli indagati, ha consentito di appurare come lo Sposito si sottraesse, per la gran parte dell’orario di lavoro, allo svolgimento delle sue mansioni, allontanandosi dagli uffici comunali senza esserne autorizzato, nonostante gli fosse stata revocata l’autorizzazione a disimpegnare attività fuori dalla sede di lavoro, e, comunque, senza provvedere a timbrare l’uscita, o attardandosi in conversazioni telefoniche.
Anche la compagna aveva queste abitudini. La donna oltre ad allontanarsi frequentemente dal posto di lavoro in compagnia dell’uomo, beneficiava, in più di un’occasione, della timbratura del cartellino da parte del compagno, usufruendone anche per periodi prolungati.
La tecnica usata era sempre la stessa: timbrare l’ingresso per allontanarsi subito dopo dall’ufficio, o anche timbrare più volte il cartellino.
Sposito, in particolare, dopo aver timbrato il cartellino, si allontanava quotidianamente dall’ufficio per dirigersi in svariati luoghi, tra cui supermercati, bar, tabacchi, negozi di informatica e, talora, anche presso gli uffici di un sindacato o la sede dell’agenzia di assicurazioni del padre.
I carabinieri hanno pedinato i due, ascoltato le loro conversazioni telefoniche. Questo ha confermato i loro comportamenti illeciti ed ha permesso di accertare come anche Milano fosse solita allontanarsi ingiustificatamente dagli uffici comunali durante l’orario di lavoro e sempre senza operare alcuna timbratura all’uscita o al rientro, mentre il compagno, nel frattempo, ne attestava la presenza in servizio, timbrando al posto suo.
Entrambi di solito interrompevano anticipatamente l’attività lavorativa, attendendo davanti all’apparecchiatura marca-tempo l’orario in cui timbrare in uscita.
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