Si è conclusa la prima parte dello studio condotto dal CoEhar dell'Università di Catania, in collaborazione con la Duke University, l'Irccs Oasi Maria Santissima di Troina e il Comune, su un ampio campione di residenti e su centinaia di dipendenti dell'Istituto Oasi.
Troina era stata dichiarata zona rossa dal 29 marzo al primo maggio per l'elevato numero di casi di contagio registrati presso l'Irccs. Nell'indagine su base volontaria, sono stati coinvolti 1.312 cittadini, distribuiti per sesso ed età e pari a circa il 14% del totale degli abitanti, mentre per l'Istituto Oasi 474 dipendenti pari a circa il 70% degli operatori attivi.
Dai risultati è emerso che dei 1.312 volontari, solo 26 (il 2%) sono venuti a contatto con il virus, mentre tra i dipendenti dell'Istituto Oasi sono state rilevate 71 positività su un totale di 474 operatori sanitari sottoposti al test (il 15%). Questa prima fase della ricerca è iniziata il 27 luglio scorso e si è conclusa a fine settembre.
L'indagine proseguirà nei prossimi mesi per valutare se l'immunità acquisita con il contatto del coronavirus viene mantenuta nel tempo e si muoverà su due direttrici parallele: una per tutti coloro che sono risultati positivi e l'altra su un numero ristretto di negativi, al fine di costituire un gruppo di controllo che sarà individuato con metodo casuale (random). Anche in quest'ultimo caso il reclutamento delle persone individuate sarà sempre sulla base di un consenso volontario. La collaborazione tra i vari enti coinvolti ha rappresentato un importante valore aggiunto per il raggiungimento di questo primo obiettivo. Lo studio con il test sierologico ha permesso di individuare le persone che sono entrate in contatto con il virus e che hanno sviluppato anticorpi, anche in assenza di sintomi, i cosiddetti asintomatici.
"I risultati emersi - ha detto il professore Riccardo Polosa, fondatore del CoEhar - sono in linea con i dati che emergono da altri centri europei e ci consentiranno di capire come gestire al meglio le future campagne vaccinali anti-coronavirus". L'Oasi di Troina ha dato un contributo nell'ambito della gestione del progetto di ricerca mettendo a disposizione personale del proprio Istituto, un referente clinico e ha inoltre gestito tutte le fasi che hanno caratterizzato il processo di analisi dei campioni ematici.
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