La procura di Enna ha disposto l’autopsia sul corpo del bracciante deceduto e si attendono i risultati per stabilire se la morte e l’attività lavorativa che stava svolgendo siano in relazione. E’ emerso che non erano stati sottoscritti contratti, nè denunciata l’attività lavorativa e che i braccianti lavoravano senza dispositivi anti Covid.
La Squadra mobile di Enna è risalita anche al "caporale", un connazionale degli extracomunitari, che aveva fatto da intermediario tra l’imprenditore e gli stranieri. E’ stato accertato che i 5 lavoratori, erano percettori di reddito di cittadinanza ma non hanno segnalato all’Inps l’attività di lavoro. Inoltre, l’imprenditore di Enna, l’intermediario e cinque cittadini extracomunitari che percepivano il reddito di cittadinanza, ma lavoravano in nero, sono stati denunciati dalla polizia per reati che vanno dalla truffa all’impiego di manodopera in nero.
"Dalle campagne di Enna giunge un’ulteriore dimostrazione di quale e quanto sia il carico di morte col quale il caporalato soffoca il settore agricolo. Piangiamo una nuova vittima di questo sistema criminale, facciamo appello ai lavoratori perché trovino il coraggio di denunciare, continuiamo a sollecitare le istituzioni perché si mettano in campo nuove e più incisive misure di contrasto alle nuove schiavitù".
Lo dichiarano i segretari generali di Uila, Uila Sicilia e Uila Enna-Caltanissetta Stefano Mantegazza, Nino Marino ed Enzo Savarino commentando le notizie giunte oggi da Enna sulla morte di un bracciante agricolo.
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