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Detenuto di Enna in sciopero della fame e della sete per protesta, Apprendi: sta male

Pino Apprendi

Durante gli arresti domiciliari aveva cominciato lo sciopero della parola per protestare contro il divieto imposto ai genitori della sua compagna, incinta di due gemelli, di andare a trovare la figlia. Dopo il parto, avvenuto il 14 febbraio, i genitori dei bimbi hanno ottenuto l’1 marzo l’autorizzazione ad uscire  per andare a registrarli al Comune e tre giorni dopo l’uomo è stato portato in carcere, a Enna, perché non avrebbe comunicato telefonicamente alle forze dell’ordine dell’uscita e del rientro a casa. In cella, il 15 marzo, ha iniziato lo sciopero della fame e della sete, e il 18 il tribunale ha rigettato la richiesta di scarcerazione. Adesso il detenuto, è dimagrito di 11 chili, soffre di calcoli renali per cui può avere gravi conseguenze se continuerà lo sciopero della sete. La storia è raccontata dall’ex parlamentare siciliano Pino Apprendi, dell’associazione Antigone.
«Mi sono recato personalmente a Enna, ho parlato con il detenuto - spiega Apprendi - e l’ho trovato determinato a proseguire lo sciopero fino al 18 aprile, data in cui dovrebbe esserci la seconda udienza. Nell’occasione ha avuto parole di ringraziamento per tutto il personale, dalla direttrice del carcere al comandante della Polizia penitenziaria. Ho argomentato più volte la richiesta di fermare questa forma di protesta che potrebbe danneggiare in maniera grave la sua salute, ma avendo scritto egli stesso a rappresentanti delle istituzioni e al presidente della Repubblica, si aspetta qualche segnale, così come è arrivato dal difensore civico nazionale di Antigone».

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