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«Mi provocava»: non regge in Cassazione la tesi dell'operatore che violentò una disabile all'Oasi Troina

Inammissibile il ricorso del quarantenne che nel 2020, in pieno lockdown, aveva messo incinta una giovane. Dovrà scontare in carcere 7 anni e 6 mesi

La III sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’operatore socio sanitario di Troina, quarantenne, che nel 2020, in pieno lockdown e in piena zona rossa, aveva violentato e messo incinta una giovane affetta da grave disabilità psichica, ricoverata nell’istituto Oasi di Troina nell’ennese. L’uomo, sposato e padre di un figlio, era stato condannato in primo grado, dal Tribunale di Enna, a 10 anni di carcere, ridotti a 7 anni e 6 mesi in Appello, che continuerà a scontare, dato che non è mai stato scarcerato, dopo la dichiarazione di inammissibilità del ricorso presentato in Cassazione.

A presentare la denuncia alla squadra mobile di Enna, assistita da Eleanna Parasiliti Molica, del foro di Enna, è stata la madre della giovane disabile psichica, che, grazie ad un’indagine condotta anche attraverso il ricorso all’esame del dna, arrestò l’operatore in tempi rapidissimi. Il condannato assistito dall’avvocato Eliana Maccarrone, ha dichiarato, nel corso dell’interrogatorio, di essere stato «provocato» dalla disabile. Tesi che non ha retto, portando i giudici alla sentenza.

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