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Inchiesta a Enna su una maxi frode fiscale con fatture false, 5 arresti

Indagini della guardia di finanza: destinatari dell'ordinanza quattro imprenditori e un commercialista. Sequestro di beni per un milione

Cinque persone sono state arrestate da militari del comando provinciale della guardia di finanza di Enna nell’ambito di un’inchiesta su un presunto complesso sistema di frode fiscale realizzato tra Nicosia, Siracusa e Catania.
I reati ipotizzati, a vario titolo, nei confronti di nove indagati sono trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di scritture contabili, riciclaggio, autoriciclaggio e violenza privata, oltre a reati societari e ambientali.
In esecuzione di un provvedimento del gip di Enna, emesso su richiesta della Procura, le Fiamme gialle hanno arrestato e condotto in carcere due imprenditori e amministratori di una impresa operante nel settore della vendita e del montaggio di infissi e un commercialista, tutti di Nicosia.
Posti agli arresti domiciliari altri due indagati: un uomo e una donna, titolari di altre due aziende.
Disposto anche il sequestro di beni per un milione di euro.
Dalle indagini dei militari della tenenza della guardia di finanza di Nicosia sarebbe emerso che uno dei due imprenditori, per oltre un ventennio, sarebbe stato socio occulto di un’azienda, del quale avrebbe ceduto fittiziamente il 51% delle quote societarie per eludere eventuali misure di aggressioni patrimoniali, avendo diversi precedenti penali.
Inoltre, contesta la Procura di Enna, ci sarebbe stata una contabilità parallela, totalmente «in nero», utilizzata anche per mascherare le operazioni riconducibili al socio occulto.
Per la Procura di Enna, «il secondo imprenditore, amministratore formale dell’impresa, e gli altri indagati, con il supporto del commercialista, avrebbero agevolato il meccanismo fraudolento drenando ingenti proventi illeciti generati attraverso false fatturazioni e reiterate condotte di riciclaggio ed autoriciclaggio». Uno stratagemma, sostiene l’accusa, che «oltre ad abbattere illecitamente le basi imponibili della società, avrebbe falsato l’effettiva redditività della stessa escludendo in tal modo altri soci di minoranza dalla legittima partecipazione agli utili».

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