«Tutti noi siamo qui alla ricerca di verità». Solo poche essenziali parole per Lidia Di Gangi, la preside del liceo scientifico Majorana Cascino che frequentava Larimar, alla fiaccolata in memoria della studentessa quindicenne la cui morte è ancora avvolta nel mistero a Piazza Armerina.
Il silenzio ha avvolto un serpentone di oltre mille persone che si sono ritrovate in piazza Falcone Borsellino. «Che sia benedetta», risuonava dalle casse di un autoparlante portato dai ragazzi, la canzone di Fiorella Mannoia ha fatto da sottofondo garbato ai passi lenti. Tanti giovani e in testa al corteo le compagne di pallavolo di Larimar che giocava nella polisportiva Armerinese.
È stato il responsabile della pastorale delle vocazioni, don Salvo Rindone, a condurre le tappe della fiaccolata, una sorta di Via Crucis interrotta dalle parole tratte dall’elogio della fragilità di Alessandro D’Avenia dinnanzi alla scuola della giovane e poi altra tappa la villetta Boris Giuliano, luogo di ritrovo dei giovani del paese. Il passaggio davanti al liceo di Larimar è stato salutato con il suono sordo e lungo di una sirena.
C’era la mamma di Laimar, Johary Annaloro, il padre Roberto, la sorella Esmeralda. Il dolore copriva i loro volti, le lacrima li bagnavano. Un corteo composto. Il sindaco Nino Cammarata nelle retrovie con la fascia in compagnia della figlia.
«Abbiamo voluto dare spazio alle parole di speranza - ha detto don Salvo Rindone -, i giovani hanno bisogno di speranza in questo momento storico nella nostra comunità. Viviamo in un momento in cui per i giovani la speranza sembra essere la grande assente ha detto Papa Francesco».
Le stesse parole dello striscione che sostenevano le pallavoliste, amiche e compagne di squadra. «Pregando teniamo accesa la scintilla della speranza». L’ultima tappa del viaggio silenzioso per le vie del paese è stata la chiesa di Sant’Antonio ricolma in ogni ordine di posti. Sul sagrato i ragazzi dell’oratorio hanno ballato per la loro amica che non c’è più e il vescovo, monsignor Rosario Gisana, ha portato un messaggio di conforto: «La nostra solidarietà con la fiaccolata è un piccolo gesto - ha detto monsignor Gisana - per condividere il loro dolore. La domanda è sul perché di quanto accaduto. Abbiamo tutti la responsabilità sulla crescita dei giovani». Nel frattempo la Procura per i minori di Caltanissetta, guidata da Rocco Cosentino, ha sequestrato otto telefonini ad altrettanti giovani. Dall’analisi dei dispositivi vuole verificare se ci sia stata o meno istigazione al suicidio. Questo è il reato per cui si sta procedendo contro ignoti. Tanti i misteri da risolvere.
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