L’associazione siciliana dei balneari si è riunita ieri al Teatro Garibaldi di Piazza Armerina (Enna), per discutere sull’applicazione nell’isola della direttiva Bolkestein del 2006, insistendo sulla validità della legge regionale 24 del 2019 e le prescrizioni del decreto del 21 maggio 2020, «al fine di confermare il rilascio delle concessioni al 31 dicembre 2033».
Per i balneari la sentenza del Consiglio di Stato del 2021 indicava al governo nazionale l’inapplicabilità dell’estensione «automatica» o «tacita» del titolo concessorio; ma i concessionari siciliani «non hanno ottenuto l’estensione automatica o tacita del proprio titolo ma soltanto dopo una richiesta, tramite il portale e l’amministrazione regionale si è riservata di convalidare l’estensione al 31 dicembre 2033, «fatte salve le successive verifiche».
La Sicilia, a differenza del resto d’Italia, ha rilasciato il titolo valido al 2033 dopo un nuovo iter istruttorio e il pagamento dei diritti fissi di 250 euro «al fine di consentire a questo ufficio di procedere al rilascio; una nuova fidejussione assicurativa a garanzia fino al 2033; il pagamento del 2% per la registrazione del nuovo decreto concessorio».
Secondo i balneari «la Regione ha già approvato i procedimenti per rilasciare nuove aree in concessione» con il decreto assessoriale del 2019, aggiornato nel 2021», prevedendo autorizzazioni per sei anni «anche se non riconosciute nei Pudm dei comuni costieri e fino a cinque metri da una struttura balneare esistente (legge regionale 32 del 2020)».
I balneari aggiungono che nell’isola l’occupazione del demanio marittimo, ai fini della balneazione, «incide il 19% circa su 1.500 Km di costa, con tipologie di attività diverse come bar, ristorante, pizzeria, Stabilimenti balneari (8%), aree attrezzate e altro. Nel 2016 la Regione ha tutelato i beni in concessione prorogando tutti i titoli demaniali in corso di validità fino al 31 dicembre 2020, sottolineando che l’articolo 12 della direttiva europea del 2006 si applica solo ‘qualora il numero di autorizzazioni disponibili in atto per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili».
«Non vi sono dubbi sulla regolarità e la validità dei nostri titoli concessori fino al 2033 in quanto esistono le risorse», afferma il presidente dell’associazione, Antonio Firullo.
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