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Randagismo, parte la sterilizzazione ma il Comune di Enna dice «no» al canile

ENNA. «Mi piange il cuore a spendere quasi 300 mila euro l’anno per tenere i randagi in un canile di Caltanissetta, con i problemi che ha l‘intera città. Ma nell’immediato non possiamo fare altro». Così ha risposto l’assessore al Verde pubblico, con delega al randagismo, Salvatore Cappa alle parole in consiglio di Cesare Fussone, Patto per Enna, che sarcasticamente si è «complimentato con l’amministrazione dell’attività prodotta».

Ha poi fatto i conti in tasca a Paolo Garofalo e ai suoi: «In cinque anni aveto speso qualcosa come un milione e 500 mila euro senza ottenere alcun risultato apprezzabile». E sul regolamento fermo in commissione «dopo 36 sedute e 3 anni di attesa, è calato il buio». L’accusa è semplice, considerate le somme spese e il fenomeno del randagismo che cresce invece di diminuire perché non costruire e gestire un canile? L’assessore Cappa dice un no convinto a questa ipotesi. E lo dice argomentando: «A parte il fatto che non abbiamo i soldi per costruire la struttura ma anche se ce la regalassero sarebbe un problema gestirla». Ecco il ragionamento: «Per accudire 300 cani, quelli che oggi manteniamo, sono necessari almeno 4 dipendenti a tempo pieno, più un operatore per l’accalappiamento e più ancora un veterinario. Insomma 6 unità che hanno già un costo superiore a 300 mila euro». E allora come il Comune esce da questa emergenza? «Col tempo e organizzando gli interventi. È partita la microcippatura e l’uno dicembre parte la sterilizzazione. Per quest’ultimo servizio c’è la disponibilità dei veterinari dell’Asp».

 

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