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Inchiesta «Gettonopoli» al Comune di Enna, dopo otto anni assolti i 27 imputati

Erano accusati di aver percepito indebitamente i gettoni di presenza previsti per la partecipazione alle commissioni comunali, tra loro anche l’attuale sindaco Dipietro

Maurizio Dipietro

Dopo 8 anni si conclude con l’assoluzione di tutti gli imputati, perché il fatto non sussiste, il processo su «gettonopoli» a Enna, che ha visto alla sbarra 27 persone, tra cui l’attuale sindaco, Maurizio Dipietro (nella foto). Alcuni di loro che avevano optato per il rito abbreviato, erano già stati assolti.

L’indagine della Procura, per abuso di ufficio e falso in atto pubblico aggravato, aveva svelato come, secondo i pm, gli indagati, tra i quali consiglieri comunali e amministratori, avrebbero percepito indebitamente i gettoni di presenza previsti per la partecipazione alle commissioni comunali.

Sotto processo erano finiti i consiglieri in carica nel 2014, gli ex assessori Giovanni Contino e Gaetana Palermo, ex titolare della rubrica ai Lavori pubblici. Gli altri ex consiglieri comunali sono Biagio Scillia, Paolo Timpanaro, Paolo Gloria, Rosario Vasapollo, Dante Ferrari, Cesare Fussone, Giuseppe La Porta, Stefano Rizzo, Filippo Fiammetta, Giacomo Falzone, Maurizio Tornabene, Mario Messina, Dario Cardaci, Angelo Salamone, Roberto Falciglia, Giuseppe Grasso, Michele Riccobene, Filippo Fiammetta, Salvatore Di Mattia, Gianfranco Gravina, Mauro Incardone, Lorenzo Colaleo ed i tre dipendenti comunali Orietta Falautano, Rosa Mondello e Giovanna Scilla.

«Dopo quasi otto anni di processo, si chiude per me e per molti altri colleghi una vicenda infamante», scrive sui social l’avvocata Gaetana Palermo, ex assessore del Comune di Enna e allora capo di una commissione, assistita dal marito Francesco Occhipinti. «Ero stata accusata - dice Palermo - a vario titolo di aver truffato il Comune di Enna percependo o facendo percepire a colleghi indennità non dovute, nella qualità di presidente di commissione consiliare. Dopo anni di dibattimento, la verità è finalmente sancita: il fatto non sussiste. Resta il forte rammarico che tale imputazione abbia precluso non solo a me, ma a molti, opportunità lavorative e professionali. Un’inchiesta nata sotto il ‘grillismò più sfrenato che voleva i politici tutti ladri e corrotti. Si torna a vivere».

«La conclusione del processo ha dimostrato che l’impianto accusatorio, nonostante le riprese filmate su cui si fondava, non era confortato da riscontri idonei a superare il vaglio dibattimentale», dice Patrizia Di Mattia, legale dell’assessore Giovanni Contino. (ANSA).

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