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C'era una volta il lago di Pergusa: resta una chiazza di fango che si sta essiccando al sole

Quel che resta del lago di Pergusa

Il destino del lago di Pergusa è molto sensibile agli aspetti climatici ovvero alle precipitazioni piovose ed alle temperature. A confermarlo è il professore Gabriele Freni docente presso la Facoltà di Ingegneria Ambientale dell’università Kore di Enna e profondo conoscitore del lago di Pergusa. «È inutile negarlo - dice - la situazione del lago di Pergusa è molto seria e continuando con queste condizioni di siccità idrologica, la situazione non potrà che peggiorare. Tutto ciò è dovuto principalmente alla sua stessa caratteristica visto che il lago di Pergusa è di origine endoreica, ovvero, non avendo immissari significativi, la sua unica fonte di approvvigionamento è quella delle acque piovane che quest’anno stanno completamente mancando. Ma un altro fattore sta incidendo tantissimo: è quello delle alte temperature che favoriscono l’evapotraspirazione e determinano una progressiva riduzione dello specchio d’acqua».

Legambiente

Dove c'era il lago rimane una chiazza nerastra di fango umido che si sta essiccando al caldissimo sole di questa estate segnata drammaticamente dalla siccità. Proprio di ieri è il documento di Legambiente sulla scomparsa del Pergusa, di certo imputabile alla gravissima crisi climatica che attanaglia la Sicilia, sottolinea l'associazione, ma che «è stata velocizzata dalla totale disattenzione e dall’inerzia degli enti che, invece, avrebbero dovuto intervenire a vario titolo. Su tutti un grande, colpevolissimo assente, il governo Schifani».

Un lago senza... fondi

Il lago è della Regione e la Riserva naturale del Lago di Pergusa, che è gestita da quella che un tempo era la Provincia di Enna, è un pezzo dell’amministrazione regionale affidato, «troppo spesso senza fondi», all’ente locale. Legambiente Sicilia già nel 2023 aveva chiesto e ottenuto la convocazione di un tavolo tecnico per affrontare la crisi. Non si tratta, del resto, solo di un lago, ma di una delle più importanti stazioni di sosta per centinaia di specie di volatili durante il loro viaggio dall’Africa all’Europa, uno scrigno di preziosità florofaunistiche, un pezzo irrinunciabile della vita degli ennesi e dei cittadini del centro Sicilia che da tempo lo hanno eletto a luogo del tempo libero fra la natura.

Resa della Regione

«Lo avevamo predetto, entro luglio il lago Pergusa sarebbe scomparso e la scomparsa è giunta prima, con il solstizio d’estate - afferma Giuseppe Maria Amato, referente Gestione risorse idriche di Legambiente Sicilia - abbiamo chiesto per anni il ripristino del sistema di monitoraggio ambientale, fondamentale per aggiornare le conoscenze sullo stato del lago, e la pulizia dei diversi canali che dal bacino naturale del lago portano l’acqua verso lo stesso».

Gli interventi di pulizia sono stati eseguiti solo in parte «e in modo poco coordinato tra gli enti, tanto che sul fondo dei canali si osservano ancora accumuli di materiale solido che interrompono la discesa dei liquidi verso il lago», riprende l’esponente di Legambiente, per il quale se il tavolo fosse rimasto attivo, «oggi avremmo almeno i dati della condizione in cui versa la falda, avremmo finalmente stabilito la vera dimensione del bacino sotterraneo, avremmo compreso se e come, in un futuro non troppo lontano acque extra bacino avrebbero potuto essere introdotte. Invece il governo regionale non ha compreso l’importanza di questo prezioso patrimonio di biodiversità e cultura e stanno condannando il lago di Pergusa ed il suo vasto comprensorio a una lenta agonia».

La richiesta è di riconvocare il tavolo «con la massima urgenza» e con il fine di «mettere in atto una attenta progettualità che veda il prezioso biotopo tra i primi luoghi d’Europa da sottoporre a una opera di ricostituzione ambientale, come previsto dalla appena approvata Restoration Law».

Un «tesoro» di Riserva

La Riserva naturale Lago di Pergusa è stata istituita al fine di salvaguardare il bacino pergusino e le relative presenze floro-faunistiche. Un vero e proprio tesoro naturalistico. Di origine tettonica, ha un perimetro di 4,5 chilometri, una profondità media di 3,50 metri e massima di 12 metri, non avendo immissari ed emissari, ha un livello legato al regime pluviometrico e all’evaporazione soprattutto estiva, che rendono tra l’altro le acque leggermente salmastre. Posto al centro della Sicilia, rappresenta da sempre un ambiente di notevole interesse, area strategica per il flusso migratorio e sosta per molte specie svernanti quali le garzette, gli aironi cenerini, i mignattai, l’alzavola, il mestolone e il fischione o anche uccelli acquatici quali il moriglione e la folaga. E’ inoltre area di nidificazione della coturnice sicula. L’area ospita una ricca comunità di anfibi, rettili (le tartarughe palustri), mammiferi che trovano nel lago un ristoro soprattutto nella stagione estiva. Il paesaggio attorno al lago è caratterizzato da zone coltivate a seminativi e uliveti. La vegetazione ripariale è rappresentata dalla dominanza della cannuccia di palude, del giunco marittimo e del giunco pungente. Più esternamente esemplari di tamerici, di sambuco, del salice comune. Un ecosistema che rischia di estinguersi per molto tempo.

«Occorre prendere meno acqua»

«Ad oggi - dice il professor Freni - non si intravedono soluzioni a breve termine se non quella della speranza di un’estate più piovosa del normale e temperature più miti. Fortunatamente in questi ultimi giorni abbiamo avuta una piccola tregua con delle lievi precipitazioni, ma soprattutto con l’abbassamento delle temperature. Ma è stata poca cosa. Sul lungo periodo, invece una più avanzata gestione delle risorse idriche ed i necessari investimenti sulle infrastrutture di accumulo e distribuzione delle acque dovranno portare ad una complessiva riduzione nello sfruttamento dell’acqua (progressivamente sempre meno sostenibile) consentendo di preservare risorse per gli usi ambientali e la salvaguardia degli habitat acquatici delle aree interne».

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