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Pastore assassinato, a sparare a bruciapelo è stato un solo killer

Il primo colpo alle spalle sarebbe bastato a farlo morire, ma l’omicida ne ha esploso un secondo: il cadavere scoperto 6 ore dopo

PIETRAPERZIA. Gli hanno sparato nel primo pomeriggio di sabato, almeno sei ore prima che fosse trovato il corpo, alle 10 di sera, in un terreno coltivato di contrada Cerumbelle. È quanto trapela dai primi riscontri dell'autopsia eseguita lunedì pomeriggio sul corpo di Vincenzo Di Calogero, l'allevatore quarantunenne ucciso col suo cane mentre stava controllando il gregge di pecore, che aveva portato al pascolo. L'esame autoptico è stato effettuato dal medico legale Cataldo Raffino, in veste di consulente del pubblico ministero Francesco Rio, che coordina le indagini dei carabinieri del reparto operativo e della compagnia di Piazza Armerina. Da quanto è emerso Di Calogero è stato ammazzato con due colpi di un fucile calibro dodici caricato a pallettoni. Un primo colpo, esploso da una decina di metri, lo ha colpito alle spalle ma sarebbe bastato a ucciderlo. Nel giro di pochi minuti, in sostanza, l'allevatore sarebbe certamente morto dissanguato. L'assassino però non ha voluto lasciare niente al caso. Si è avvicinato e ha sparato ancora, a bruciapelo, da meno di due metri di distanza, verso il bersaglio grosso. Lo ha finito così. A sparare è stata una sola persona, ma non è detto che il killer fosse da solo. Potrebbe esserci un complice, forse venuto anch'egli per un chiarimento con Di Calogero, che poi può aver fatto da palo o aver dato supporto all'assassino. L'allevatore, insomma, non ha avuto scampo. Allontanandosi l'assassino ha esploso un terzo colpo della stessa arma per uccidere il cane, un grosso meticcio col pelo folto, che forse lo aveva rincorso abbaiando. Chi ha ucciso Di Calogero ha dovuto percorrere almeno trecento metri a piedi in mezzo al campo per allontanarsi dalla scena del delitto. Poi quasi certamente è salito in macchina e si è allontanato. Ha avuto almeno sei ore di tempo per allontanarsi. Sapeva che nessuno avrebbe visto o sentito niente e che la vittima sarebbe rimasta lì a lungo, prima che qualcuno lo andasse a cercare. Evidentemente aveva studiato bene i suoi orari e le sue abitudini. Le indagini dei carabinieri intanto proseguono a tutto campo. Anche ieri, nonostante il giorno festivo, i carabinieri hanno continuato a interrogare amici e conoscenti della vittima. Sulla sua personalità mite e sulla sua assenza di qualsiasi collegamento con la criminalità organizzata è un coro unanime. Da quanto trapela Di Calogero, oltre a essere incensurato, non è mai incappato in alcuna informativa delle forze dell'ordine ed è definito da tutti come al di sopra di ogni sospetto. Per questo, nonostante il delitto abbia un'evidente matrice mafiosa, non si scartano altre piste, fra cui quella personale, legata a possibili scontri tra allevatori o proprietari terrieri.

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