ENNA. Avrebbe trasformato il suo garage di contrada Papardura, nella periferia del capoluogo, in una piazza dello spaccio di hashish. Sarà processato a partire da mercoledì prossimo l'artigiano ennese Luigi Attardi, assieme al suo presunto complice Salvatore La Rocca. I due furono coinvolti nell'operazione antidroga della squadra mobile "Hot Knife": Attardi fu portato in carcere e La Rocca ai domiciliari (poi furono entrambi liberati).
I due, difesi rispettivamente dagli avvocati Michele Baldi e Mauro Di Natale, sono stati rinviati a giudizio a luglio del Gup Vittorio La Placa, che allo stesso tempo ha assolto con formula piena - con il rito abbreviato - altri sette imputati, che erano accusati di essersi ceduti "l'un l'altro" lo stupefacente (la loro assoluzione era stata chiesta anche dal Pm Fabio Scavone).
Dunque si aprirà mercoledì, di fronte a un giudice del Tribunale di Enna, il processo a carico dei due. Riguardo a La Rocca - in base a quanto sostenuto, a margine del rinvio a giudizio, da fonti vicine alla sua difesa - il quadro dell'accusa sarebbe "pienamente indiziario", senza alcuna prova. All'indomani dell'operazione, La Rocca si difese, chiarendo la propria posizione; mentre Attardi si avvalse della facoltà di non rispondere. Secondo la Procura, i panetti di hashish arrivavano da varie zone della Sicilia, come il quartiere Brancaccio di Palermo. E venivano smerciati a numerosi consumatori abituali. Stando sempre all'ipotesi accusatoria, il luogo dove avveniva lo spaccio era proprio il garage di Papardura.
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