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Mafia, la Dia: "La droga è l'affare principale nell'Ennese"

MAFIA. È la droga il principale affare in mano alla mafia, che nell’Ennese è ormai ridotta ai minimi termini, visto che gli pseudo-capi vengono ritenuti del tutto privi di alcun “carisma criminale”. Lo ha messo nero su bianco, in estrema sintesi, la Direzione investigativa antimafia, nella sua relazione semestrale. Si tratta del rapporto sul contrasto al crimine per cui, due volte all’anno, il ministro degli Interni è chiamato a riferire in Parlamento.

«Il tessuto mafioso della provincia di Enna – scrive la Dia – è caratterizzato dall’assenza di una guida costante e univoca e vive fasi alterne a seconda che prevalga la componente nissena o quella etnea, che, di fatto, si dividono le sfere d’influenza». Il rapporto dell’organo investigativo, complessivamente, è composto da 256 pagine, che passano in rassegna le attività svolte da tutte le organizzazioni criminali operanti nel territorio nazionale, da Cosa Nostra alla ‘ndrangheta, dalla Camorra alle varie mafie provenienti da altre parti del mondo e radicate, ormai, per una sorta di globalizzazione del crimine, anche in Italia. Riguardo a Enna, il rapporto si basa sulla relazione inviata dalla Dia di Caltanissetta, diretta dal colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Pisano. «Nel semestre di riferimento (il primo del 2014, ndr.) – scrive ancora la Dia – accanto alle storiche famiglie di Cosa Nostra ennese, dirette da personaggi privi di carisma criminale, si è evidenziato un gruppo operante a Catenanuova, diretta emanazione del clan Cappello di Catania. Quest’ultimo, ridimensionando la presenza di cosa nostra ennese, ha rilevato il controllo delle estorsioni incrementando ulteriormente i profitti grazie al traffico di stupefacenti». Le faide del territorio di Catenanuova, dove il clan Cappello si sarebbe imposto tra delitti, pestaggi e “summit” mafiosi, come accertato dalle importanti operazioni “Fiumevecchio” e “Go Kart”, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo, sono dunque in primo piano nel rapporto della direzione investigativa antimafia.

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