BARRAFRANCA. I carabinieri del Ris di Messina dovranno esaminare nuovamente, usando le innovative tecnologie di cui sono in possesso, i reperti sequestrati sulla scena dell’omicidio del piccolo Francesco Ferreri, il tredicenne ucciso a Barrafranca il 16 dicembre 2005, un assassinio tuttora irrisolto. Si andrà in cerca di tracce, presumibilmente, in tutti i reperti, dagli indumenti della vittima fino all’arma del delitto, rinvenuta in un abbeveratoio a breve distanza dalla zona dove fu trovato il corpo. L’atto rientra in un’inchiesta bis, che vede il nome di un giovane barrese iscritto sul registro degli indagati.
All’epoca era minorenne e per questo procede la magistratura minorile di Caltanissetta, diretta dal Procuratore Laura Vaccaro. Il ragazzo è difeso dall’avvocato Gaetano Giunta del foro di Catania, ieri presente nella sede del Ris. Secondo le poche indiscrezioni trapelate, si cercherà di sfruttare tutti i progressi, enormi, fatti dalla ricerca scientifica di tipo biologico in questi anni, possibilmente tornando a caccia del dna dell’assassino, che non è mai stato scoperto. Ma oggi gli strumenti sono più innovativi. Il lavoro è lungo e complesso. Difficilmente potrebbe trapelare qualcosa finché gli investigatori non individueranno elementi definitivi.
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