ENNA. Il racconto della baby-squillo, una quindicenne che sarebbe finita al centro di un giro di prostituzione minorile, e che a un certo punto ha fatto i nomi di tutti i presunti clienti, sarebbe attendibile. Precisi e “indizianti”, inoltre, sarebbero pure gli elementi raccolti dagli agenti della sezione reati sessuali della Squadra Mobile, che hanno fatto servizi di appostamento e intercettato numerose telefonate dal tenore piuttosto esplicito. Il Gup David Salvucci ha depositato le motivazioni della sentenza “Pandemia”, con cui ha condannato a 4 anni e 8 mesi la presunta sfruttatrice, l’ennese L.B., casalinga single incensurata, e inflitto pene minori ai quattro presunti clienti imputati, con il rito abbreviato. Altri clienti hanno patteggiato pene da sei mesi a un anno.
Il giro di prostituzione è stato scoperto dalla polizia, come detto, poi la ragazzina, liberata dal presunto sfruttamento della zia, ha deciso di parlare e puntare l’indice contro tutti. Secondo l’accusa, L.B. avrebbe portato con sé, nei suoi incontri sessuali a pagamento con i clienti, la ragazzina, che la chiamava “zia”, e a un certo punto l’avrebbe anche mandata da sola. Lo avrebbe fatto al fine di mantenere un tenore di vita piuttosto elevato, nonostante non avesse un lavoro e vivesse di sussidi, con casa in affitto, vizio delle sigarette e di frequentare sale da gioco. Il processo di rito abbreviato è durato all’incirca un anno, per via dei tempi che ci sono voluti tra le perizie e le deposizioni testimoniali, poste dalle difese a condizione del giudizio alternativo. Dei quattro presunti clienti, le pene più alte (2 anni e 4 mesi) sono andate ai due che avrebbero avuto il maggior numero di incontri con la baby prostituta; mentre gli altri due hanno preso 1 anno e 4 mila euro di multa. Tutti hanno ottenuto la condizionale. Altri clienti, come detto, hanno patteggiato da tempo.
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