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Piazza, randagi e buche in strada: risarcimenti negati a chi ha incidenti

I giudici: «Chi guida ha torto se ci sono le condizioni per evitare il pericolo». L’amministrazione municipale: troppi ricorsi senza motivo costano e ingolfano gli uffici

PIAZZA ARMERINA. Chiedeva quasi 13 mila euro di risarcimento danni al Comune dopo essere finito con l’auto su un semaforo a causa di alcuni randagi. Ma il tribunale gli ha dato torto e lo ha condannato a pagare le spese legali per 5.500 euro. E un secondo cittadino ha subito la stessa sorte in un altro episodio simile. Con due sentenze, una emessa dal Tribunale di Enna e l’altra dal Giudice di Pace della città dei mosaici, la magistratura cambia orientamento e dà piena ragione al Comune.

Una buca sull’asfalto, una basola mancante, un’irregolarità sulla pavimentazione, il pedone cade e si fa male, un auto riporta dei problemi, e scatta spesso la richiesta di risarcimento agli uffici comunali. Da oggi vita più dura per quelli che i giudici chiamano spesso azioni «temerarie», iniziative giudiziarie promosse anche quando non erano presenti i presupposti.

Naturalmente ogni caso vale a parte. In particolare con la prima sentenza, quella relativa all’auto finita sul semaforo a causa dei randagi, il Tribunale ha rigettato la domanda proposta dall’automobilista con queste motivazioni: «…È ragionevole presumere che se l’automobilista avesse percosso correttamente la via pubblica, rispettando i limiti di velocità, al momento dell’invasione della carreggiata, da parte del branco di randagi, non avrebbe avuto la necessità di cambiare direzione per evitare l’impatto con i cani, ma avrebbe potuto frenare ed arrestare la corsa in sicurezza, circostanza questa notoriamente realizzabile a 50 Km/h (limite ulteriormente ridotto a Piazza Armerina a 30 Km/h).

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