NICOSIA. Per la città è stato una vera e propria istituzione culinaria ma da un paio di giorni il bar Roma, dopo un secolo e mezzo di gelati e cannoli, ha chiuso definitivamente i battenti. Il titolare, Francesco Giangrasso, ha fatto altre scelte imprenditoriali e nonostante per molto tempo ha resistito nel tentativo di tramandare la tradizione nessuno, complice la crisi, il costo dell’affitto e i costi complessivi di gestione, ha voluto rilevarlo. Si chiude così una parentesi culinaria partita a metà dell’Ottocento per un bar che era una istituzione anche culturale e che è stata un punto di riferimento anche per i turisti.
Intere generazioni hanno avuto modo di assaporare gelati, braccialetti, “zuccarini”, “mustazzole”, nocattoli, “pizziddati” , “rame de mendole” e gustare i suoi famosi pezzi duri e i cannoli di ricotta, rigorosamente preparati con le antiche ricette dei D’Alessandro.
Il bar Roma era stato una intuizione di Francesco D’Alessandro che lo aveva aperto intorno al 1850, allora si chiama “caffè Roma” e si trovava sotto gli archi della cattedrale. Nei primi anni del Novecento il bar si trasferì in quella che rimase la sua sede storica fino a pochi giorni fa. Rimase della famiglia D’Alessandro, passando ai figli di Francesco Nicolò e Graziano, poi solo a Nicolò, quindi ai figli di Nicolò Enrico e Antonino “Nino”, fino al 1986 quando i due anziani titolari lo cedettero, assieme alle ricette, alla famiglia Giangrasso, lo acquisì Felice Giangrasso e poi passò al figlio Francesco.
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